martedì 25 marzo 2014
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«La forza del populismo in Europa secondo me è stata finora sopravvalutata. Tuttavia se il Fronte Nazionale di Le Pen dovesse continuare a ottenere risultati clamorosi, potrebbe verificarsi un effetto di trascinamento anche negli altri Paesi». Piero Ignazi, professore di Politica comparata all’università di Bologna, al populismo ha dedicato molti dei suoi studi. E spiega: «Finora sono stato sempre meno catastrofico di altri nel giudicare i rischi di populismo, tenendo presente che formazioni populiste in senso stretto sono presenti solo in 11 Paesi sui 28 della Ue, e solo una di queste supera di poco il 20 per cento, in Austria».Quali sono i fattori che sono alla base del consenso dei partiti variamente populisti?Il populismo trova il suo consenso elettorale tra gli strati più disperati della popolazione. Un bacino che con la crisi economica tende ad aumentare. Non è un caso che il Fronte Nazionale in Francia sia ormai diventato il partito operaio.E dunque Marine Le Pen costituisce un campanello d’allarme?Un successo politico, non solo amministrativo, di Marine Le Pen potrebbe avere l’effetto di un big-bang su tutto il territorio europeo. Potrebbe creare un effetto valanga. In Italia, dove esistono la Lega e il M5S, qual è la situazione?La Lega, con le sue posizioni sull’immigrazione e sull’Europa (basti pensare che a Strasburgo è rappresentata da Borghezio), fa sicuramente parte della schiera dei partiti populisti. Su Grillo andrei cauto: strilla, strepita e protesta. Ma le sue posizioni sono molto lontane da quelle antidemocratiche di tanti altri partiti europei.
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