mercoledì 4 marzo 2020
Quasi un milione in fuga, metà minori, un terzo delle case distrutte. Tendopoli più che raddoppiate dal 2017. L'analisi delle foto satellitari diffusa da Save The Children dopo 9 anni di guerra
A Idlib la crisi umanitaria dei bambini: i campi profughi prima e dopo
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A causa dell'escalation del conflitto a Idlib, quasi 1 milione di persone, di cui più della metà bambini, sono state costrette a fuggire dalle loro case, abbandonando più del 45% del territorio del governatorato. Aree in cui un terzo delle abitazioni e delle infrastrutture civili sono state distrutte o gravemente danneggiate. Intere famiglie, per sfuggire alle violenze, si sono riversate nei campi profughi a nord di Idlib, che ad oggi risultano più che raddoppiati rispetto al 2017 in termini di dimensioni e di sovraffollamento. In questi campi le famiglie vivono in condizioni sempre più precarie in aree precedentemente destinate alle attività agricole.

È lo scenario che emerge da una analisi delle immagini satellitari di Idlib, prima e dopo il conflitto, diffusa da Save the Children, Harvard Humanitarian Initiative e World Vision, a pochi giorni dal nono anniversario dell'inizio del conflitto in Siria, che cade esattamente il prossimo 15 marzo. I bambini - sottolineano nell'analisi le organizzazioni - sono le prime vittime dell'escalation del conflitto in corso a Idlib, la peggiore crisi umanitaria nella Siria nord-occidentale in questi nove anni. Solo lo scorso gennaio, almeno 77 bambini sono stati uccisi o sono rimasti feriti nel nord-ovest del Paese e pochi giorni fa, il 25 febbraio, 10 scuole e asili sono stati bombardati a Idlib provocando la morte di 9 bambini e il ferimento di altre decine. Numeri che raccontano la morte e la distruzione in corso a Idlib e a cui si aggiungono i circa 280 mila bambini in età scolare nella zona la cui possibilità di studiare e andare a scuola è gravemente pregiudicata.

Secondo le organizzazioni, questo, per la comunità internazionale, deve essere un momento cruciale per impegnarsi a mettere la parola fine a questa crisi e restituire ai bambini siriani il futuro al quale hanno diritto. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e gli altri Stati influenti devono pertanto dimostrare volontà politica e fare sempre di più per proteggere i bambini. Save the Children e World Vision invitano tutte le parti in guerra a rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, sottolineando: tutte le parti devono proteggere le scuole, gli ospedali e le altre infrastrutture civili dagli attacchi ed evitare l'uso di armi esplosive nelle aree densamente popolate, mentre particolari sforzi devono essere fatti per proteggere in particolare i bambini, che sono estremamente vulnerabili all'impatto delle armi esplosive; inoltre tutte le parti in conflitto devono consentire un accesso senza ostacoli e sicuro agli operatori umanitari.

«I bombardamenti implacabili hanno praticamente svuotato gran parte di Idlib nel giro di poche settimane - dichiara Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria - con conseguenze catastrofiche per centinaia di migliaia di bambini e di donne. Mezzo milione di bambini sono stipati in campi e rifugi di fortuna al confine con la Turchia senza accesso a beni essenziali e alla possibilità di condurre una vita dignitosa: non hanno un luogo caldo dove dormire, né acqua pulita, né cibo nutriente e non possono neanche studiare. Le famiglie - prosegue Sonia Kush - sono ormai arrivate al limite e i nostri partner sul campo devono confrontarsi ogni giorno con gli enormi bisogni della popolazione. Senza una vera de-escalation, il decimo anno del conflitto in Siria rischia di essere uno dei più sanguinosi. Il mondo non può continuare a restare a guardare e aspettare mentre i bambini vengono uccisi, feriti e sono costretti a fuggire».

Le immagini satellitari, nello specifico, sono state analizzate dal Signal Program dell'Harvard Humanitarian Initiative e mostrano come diverse aree a sud e a est del governatorato di Idlib siano state gravemente danneggiate dall'offensiva. Nelle aree esaminate, in particolare, i ricercatori stimano che quasi un terzo degli edifici sia stato distrutto o gravemente danneggiato, con la distruzione di case e infrastrutture civili di vitale importanza che inevitabilmente renderà quasi impossibile, per le famiglie, il rientro nel prossimo futuro. Allo stesso modo, altre immagini mostrano due campi profughi nell'area settentrionale di Idlib le cui dimensioni sono aumentate rispettivamente del 100% e del 177% dal 2017. I campi, sia quelli formali che quelli informali, si stanno infatti diffondendo su quelle che precedentemente erano porzioni di terra destinate all'agricoltura. In entrambi i campi analizzati, la densità di popolazione risulta notevolmente aumentata tra il 2018 e il 2019, con picchi significativi nell'ultimo anno.

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