venerdì 1 settembre 2023
La segretaria dem auspica un dialogo con il governo su temi come la violenza alle donne e la sicurezza sul lavoro, dopo i fatti di Caivano e Palermo e la morte di 5 operai nel torinese
Schlein: «Pd aperto al confronto, ma sull'autonomia diciamo no»

ANSA

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Elly Schlein arriva soddisfatta al termine dell’ “estate militante” del suo Pd, forte di temi caldi che continuerà a cavalcare fino alle europee. Ma la segretaria dem si ferma di fronte alle tragedie su cui la contrapposizione politica, ragiona, dovrebbe lasciare spazio a una collaborazione. Come la violenza sulle donne. Come i 5 lavoratori morti a Brandizzo travolti da un treno.

La premier è andata a Caivano e promette la presenza dello Stato.

Penso che sia giusto che lo Stato torni ad esserci perché c’è stata un’assenza delle istituzioni. Importante è quello che rimane, dopo la visita: quali investimenti, quali risorse per assicurare questa presenza. Abbiamo altri luoghi, come Scampia, dove gli sforzi di istituzioni e magistratura in sinergia con la presenza dell’associazionismo, del Terzo settore, di attivisti hanno prodotto risultati di cambiamento, garantendo un presidio sociale, con un lavoro comunitario con la presenza dello Stato e dei servizi.

Lei ha fatto appello a Meloni per un lavoro congiunto contro la violenza sulle donne. Cosa propone?

Mi sono rivolta alla premier dopo il grave caso di stupro delle due bambine, e ho proposto sulla violenza di genere di mettere da parte la dialettica politica per lavorare insieme per un grande investimento sulla prevenzione. La repressione non basta, anche se qui in Parlamento la maggioranza ha raccolto una parte del lavoro fatto da noi nella passata legislatura e siamo disponibili a collaborare. Chiedo ora di fare un investimento sulla prevenzione che passa dall’educazione alle differenze a partire dalle scuole. E dalla formazione specifica di operatrici e operatori. Nei Paesi europei dove avvenuto è cambiata la cultura. Dobbiamo farlo prima che si radichi nelle nuove generazioni il pregiudizio sessista del possesso sul corpo della donna.

C’è chi propone un approccio bipartisan anche sul tema migranti. È possibile?

Noi al confronto sul merito non ci sottraiamo mai. Ma abbiamo di fronte chi in questi anni ha avvelenato il dibattito con una propaganda fatta di odio e intolleranza. Arrivata al governo, la destra si è trovata di fronte a un fenomeno complesso che non è in grado di gestire. Noi abbiamo chiesto al governo di incontrare i sindaci che si sentono lasciati soli, dopo il decreto disumano, che ha due obiettivi: rendere più difficile salvare le vite in mare, con le sanzioni alle Ong, e smantellare l’accoglienza diffusa, che è l’unica che realizza l’inserimento sociale, evitando le grandi concentrazioni. Il decreto Meloni, come quelli Salvini in precedenza, ha aumentato gli irregolari. Ha imposto condizioni che nulla hanno a che fare con l’accoglienza, lasciando ai sindaci la gestione sul territorio. Mi chiedo cosa ha il governo contro i Comuni su cui scarica le responsabilità, come nel caso dell’sms con cui il governo ha tolto l’unico sussidio contro la povertà, il Reddito di cittadinanza, scaricando il problema sulle spalle dei servizi sociali dei comuni. Servono risorse strutturate adeguate a un’accoglienza dignitosa, vie legali di accesso a tutti i Paesi Ue e un’operazione “Mare nostrum” europea.

Nella manovra Meloni punta sulla natalità. La convince l’approccio su un tema a lei caro?

Non si può non vedere il nesso tra la crisi della natalità e la precarietà che colpisce soprattutto donne e giovani e in modo più duro al Sud. La precarietà e i salari bassi generano paura per il futuro. Il Pd ha lottato tanto per l’assegno unico familiare, strumento universale di sostegno alle famiglie, e oggi abbiamo chiesto di fronte al residuo non speso, agevolazioni sul calcolo dell’Isee, ma mai la distrazione delle risorse avanzate su misure che non hanno a che fare con la famiglia. La destra non ha fondi per mantenere le promesse elettorali. Bisogna darsi delle priorità e oggi la priorità è il sostegno alla sanità pubblica universale, tanto più alla luce dell’inflazione.

Lei si schiera con la Cgil contro il Jobs act: non rischia di finire troppo a sinistra, come capitò ai laburisti di Corbyn?

Stiamo facendo una grande battaglia con le altre forze di opposizione sul salario minimo. La proposta unitaria dice due cose fondamentali: rafforzare la contrattazione collettiva e far valere i contratti firmati dalle organizzazioni più rappresentative, per spazzare via i contratti pirata. Accanto a questo introduce la soglia minima dei 9 euro l’ora. Non credo che questa proposta sia radicale. Credo sia popolare, tant’è che è condivisa da più del 70 per cento degli italiani.

Per questo Meloni vi ha incontrato?

Anche chi non ha redditi così bassi si rende conto che povertà e precarietà fanno male al Paese. Il salario minimo, come ha scritto il Financial Times, ha aiutato a combattere l’inflazione, che non pesa in maniera uguale su tutte le famiglie. In un mondo diseguale, dando a tutti la stessa cosa, non si riducono le disuguaglianze.

Come si ferma la strage dei morti sul lavoro?

Urge un piano strutturale di investimento che potenzi i controlli, introduca nuove tecnologie, responsabilizzi i datori di lavoro.

Perché sostiene che neppure l’emergenza climatica pesa su tutti in maniera uguale?

Siamo un Paese in cui purtroppo anche al governo c’è chi nega l’emergenza climatica, magari al fresco del proprio condizionatore. L’emergenza climatica colpisce molto più duramente le fasce più povere della popolazione. Sono molto contenta della seconda parte della Laudato si’ di papa Francesco, perché rappresenta una grande innovazione culturale: la giustizia sociale e climatica viaggiano insieme. Le persone povere hanno il doppio di possibilità di vivere in contesti fragili, fanno più fatica a rialzarsi. Dobbiamo abbracciare la prospettiva di un’ecologia integrale che mette insieme queste battaglie. Le comunità energetiche, su cui il governo non ha fatto partire i decreti attuativi, permettono ai cittadini, alle imprese, ai comuni di produrre insieme energie pulita e di scambiarla, risparmiando in bolletta e riducendo le emissioni.

Che fine ha fatto il tavolo sulle riforme?

Noi quando il governo ci ha invitato al confronto abbiamo chiarito che si parla di riforme istituzionali non senza una moratoria sull’autonomia differenziata (che non essendo una riforma costituzionale non rientrava nel tavolo), la quale inciderebbe in modo devastante sul nostro Paese. Basta guardare le diverse aspettative di vita di un bambino che nasce a Reggio Calabria e di uno che nasce a Bologna. Noi faremo di tutto per ostacolare questo progetto che spaccherebbe il Paese. Poi la riforma costituzionale della maggioranza stravolge la forma di governo, indebolisce il Presidente della Repubblica e non rafforza i poteri del Parlamento. Abbiamo portato le nostre proposte per aumentare la stabilità ma anche la rappresentanza, cambiando la legge elettorale per combattere l’astensionismo che mette in crisi la democrazia.

Sull’aumento della spesa per le armi al 2 per cento del Pil ci sarà un voto del Pd in Direzione?

Guardi, sul 2 per cento mi è stato chiesto se condividevo l’approccio del cancelliere Scholz che ha dilazionato l’impegno e io ho risposto sì. Ma non ho mai cambiato posizione dall’inizio del conflitto nato da una invasione criminale dell’Ucraina da parte di Putin. Ho sempre pensato che fosse necessario sostenere l’Ucraina anche militarmente. Ma penso che sia cosa ben diversa aumentare la spesa militare linearmente in tutti i Paesi europei. Credo in una difesa comune europea che avremo solo quando i governi decideranno di mettere in comune competenze e investimenti. Poi penso che è mancato finora un ruolo diplomatico e politico dell’Ue che si faccia parte attiva per la ricerca di una pace giusta, alle condizioni del popolo ucraino, per agevolare una via di uscita dal conflitto.

Ma nel Pd ci sono sensibilità diverse...

Il Pd è un grande partito democratico. Un partito che fa i congressi e lì si vota una linea politica. A me la grande responsabilità di guidare la comunità con grande rispetto per il pluralismo interno. La dimostrazione che si possa lavorare bene insieme si è vista nell’estate militante in cui il partito si è ritrovato compatto sulle nostre priorità.

Anche sulla maternità surrogata ci sono divergenze.

Abbiamo votato compattamente contro il reato universale, ma il Pd non ha una posizione unitaria sulla regolazione, su cui convivono sensibilità diverse. Siamo compatti sulle trascrizioni all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali, così come sulle adozioni.

Come nasce l’idea del confronto tra Bonaccini e il leader del M5s Conte alla fine della Festa dell’Unità?

Volevamo coinvolgere altre forze di opposizione nel momento più importante della nostra comunità.

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