venerdì 13 maggio 2016
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Una scelta etica, prima che politica. Così gli amministratori locali della Lega Nord considerano la disobbedienza sulle unioni civili, chiesta dal segretario federale Matteo Salvini. Salvini che ha scomodato perfino don Milani, per ribadire la convinzione che «se una legge è sbagliata, la si può disapplicare». Dunque, «come esiste l’obiezione di coscienza in materia di aborto, deve esserci anche su questo tema, non possono esserci differenze», osserva Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese, capoluogo da 80mila abitanti. Fontana precisa che a lui non dovrebbe capitare la scelta, essendo alla scadenza del secondo mandato. «Ma posso dire che su temi etici non si possono fare distinzioni. Anzi, una legge del genere non avrebbe dovuto nemmeno essere approvata con voto di fiducia, ma ormai sappiamo qual è la sensibilità del governo verso le regole democratiche». Ma una posizione così netta potrebbe inimicare la parte di elettorato leghista che è per l’estensione dei diritti? «La contestazione politica che facciamo – risponde Fontana – è che non si può confondere un’unione omosessuale con il matrimonio naturale, sancito dalla Costituzione. È giusto riconoscere diritti a tutti, ma in modo più equilibrato di quanto faccia questa legge». Anche Giovanna Gargioni, sindaco di Borghetto Lodigiano, meno di 5mila abitanti, ricorda che «chi è eterosessuale può già sposarsi con il rito civile». La 47enne farmacista annuncia obiezione ai registri delle unioni, che considera un primo passo verso le adozioni. «Ho amici omosessuali e mi hanno detto che ho le mie ragioni. Ognuno fa le sue scelte. Ma chiedere per loro di sposarsi è come vivere a Milano e voler avere la vista del Canal Grande di Venezia».
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