sabato 27 maggio 2023
Nave Msf con 600 persone a Bari. L'ambiguità dei soccorsi: mentre viene confermato che i profughi “spariti” sono stati riportati in Libia, si chiede alla Ong di dirigersi verso un porto vicino
La Geo Barents della Ong "Medici senza frontiere"

La Geo Barents della Ong "Medici senza frontiere" - DARRIN ZAMMIT LUPI

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La doppia faccia dei soccorsi lungo la rotta dalla Cirenaica. Mentre è confermato il respingimento a Tobruk di un peschereccio con poco meno di 500 persone ad opera di una nave militare libica, altre 599, su un barcone in difficoltà, sono state soccorse dalla Geo Barents di Medici senza frontiere, su richiesta del Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano. Lo ha comunicato la Ong spiegando che «dopo tre ore di operazione, i sopravvissuti, tra cui donne e bambini, sono ora sani e salvi a bordo e assistititi dall’equipe medica». Già assegnato il porto di sbarco, Bari, e quindi saranno necessarie almeno 40 ore di navigazione, col tempo in peggioramento.

Ancora una volta alle Ong viene imposto dal Viminale uno sbarco lontano. Anche quando la richiesta di soccorso viene, come in questo caso, dalle autorità italiane. E arriverà a Livorno solo martedì 30 maggio la nave Ong Humanity 1, con 88 migranti a bordo recuperati venerdì mattina, provenienti anche loro dalla Cirenaica. Mentre, lo ricordiamo, i circa 1.200, arrivati lungo la stessa rotta e soccorsi dalla Guardia costiera, sono sbarcati a Pozzallo, Augusta, Messina e Reggio Calabria, gli 88 dovranno percorrere altri 1.400 chilometri, con un viaggio di 4 giorni. Si tratta del quarto approdo di una nave Ong a Livorno, dopo i due di Life Support, l’ultimo appena il 3 maggio scorso, e uno della Sea Eye.

Ora tocca ai profughi sulla Geo Barents un ulteriore viaggio di almeno due giorni. La nave di Medici senza frontiere, dopo essere rimasta ferma alcuni giorni ad Augusta per i rifornimenti e il cambio di equipaggio, era appena tornata in mare e mentre stava ancora svolgendo attività di addestramento al largo delle coste siciliane, ha avuto la richiesta di intervento da parte delle autorità italiane. Per poi essere mandata a Bari. Sempre meglio dei circa 500 di cui si erano perse le tracce dopo che erano stati segnalati in zona Sar maltese e che ormai è certo che sono stati riportati in Libia, e ora sarebbe detenuti a Bengasi. Lo riferisce l’Oim. «Va ribadito – denuncia il portavoce, Flavio di Giacomo – che la Libia è un porto non sicuro dove i migranti non andrebbero mai riportati indietro». «Se è vero, si tratta di un atto di respingimento criminale dalla zona Sar di Malta. Chiediamo chiarimenti. Chi ne è responsabile?», punta il dito Alarm Phone.






Ricordiamo che era stata Alarm Phone a lanciare martedì scorso un Sos. Il barcone, a bordo del quale viaggiavano anche 45 donne, alcune in stato di gravidanza, e 56 bambini, di cui uno nato durante la traversata, era stato segnalato in zona Sar maltese dall’ong che aveva chiesto “soccorsi immediati” alle autorità di La Valletta e Roma, senza ottenere risposta. Verso le ultime coordinate conosciute si erano dirette la Life Support di Emergency e l’Ocean Viking di Sos Mediterranee ma senza trovare l’imbarcazione. Secondo alcune fonti molto attendibili sarebbe intervenuta un’imbarcazione dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), che controlla la Cirenaica sotto il comando del generale libico Khalifa Haftar. Ricordiamo che proprio Haftar era stato tre settimane fa a Roma, incontrando la premier Meloni e i ministri Tajani, Crosetto e Piantedosi. Al centro dei colloqui il tema del forte aumento del flusso di migranti attraverso la rotta che parte dalle coste della Cirenaica.

Il respingimento è un primo effetto? Difficile rispondere visto che nell’ultima settimana proprio dalla Cirenaica sono arrivati in Italia 2.600 persone. Intanto nuovo sbarco, dopo 17 giorni, nel porto di Roccella Jonica. Una barca a vela con 95 persone è stata soccorsa a 70 miglia dalla costa da mezzi della Guardia Costiera e del Roan della Guardia di Finanza. Gli immigrati sono 45 uomini, 29 donne, 21 minori, di nazionalità afghana, egiziana, irachena, iraniana e palestinese. Molte le famiglie con bambini, come sempre più spesso accade per le barche che arrivano dalla rotta turca. Il viaggio sarebbe durato quattro giorni. Dopo l’arrivo nel porto calabrese, i profughi sono stati sottoposti ad una prima visita medica e successivamente, su disposizione della Prefettura di Reggio Calabria, momentaneamente sistemati, all’interno della tensostruttura gestita dai volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile e da una equipe di Medici senza frontiere. Con quello di ieri è salito a 15 il numero degli arrivi di profughi nel solo Porto di Roccella, nel 2023, per un totale di circa 2 mila 500 migranti. In tutto il 2022 erano stati 7mila. E proprio a Roccella sarà martedì prossimo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che visiterà la struttura di prima accoglienza del porto e incontrerà i sindaci dei Comuni della Locride impegnati sul tema dei migranti. Il titolare del Viminale parteciperà poi, ad Africo Nuovo alla cerimonia di inaugurazione di una stazione dei carabinieri ospitata in un immobile confiscato alla ‘ndrangheta. Infine nel pomeriggio presenzierà in Prefettura, a Reggio Calabria, al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

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