sabato 16 aprile 2011
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Un’attesa di 12 ore. Una maratona fatta di stress, impazienza e tanta voglia di sapere come sarebbe andata a finire. Un’ansia impastata di rabbia e di proccupazione che si è sciolta ieri sera alle 21,12, quando il presidente della Corte d’assise ha letto la sentenza. «Tutti colpevoli». In aula prima un mormorio crescente, poi un lungo applauso a suggellare la fine di un incubo e la soddisfazione, al di là del dolore inestinguibile per la morte dei propri cari, che sì, un passo avanti sulla strada della giustizia è stato finalmente compiuto. Uno dei parenti avverte un malore. Ma è quasi scontato. Per molti questo processo era diventato l’unica ragione di vita. E non sarà l’ultima visto che tutti sanno che questo processo attraverserà tutti i gradi di giudizio. I parenti delle vittime della ThyssenKrupp hanno passato la giornata tra la maxi-aula 1 del tribunale e il presidio che si era formato, fin dal mattino, davanti al palazzo di giustizia torinese per iniziativa della Rbd-Cub e della Federazione della sinistra. Fuori dall’edificio campeggiavano le gigantografie dei sette operai morti la tragica notte del 6 dicembre 2007, dentro le aule una grande quantità di loro fotografie e numerosi cartelli che chiedevano giustizia. Come in molte altre udienze, tanti parenti indossavano anche la maglietta con l’immagine del loro caro scomparso. In mattinata la presidente del collegio giudicante, Maria Iannibelli, aveva invitato tutti alla calma: «Chiedo a tutti che, questa sera alla lettura della sentenza, sia tenuto un rigoroso silenzio. Ricordo che siamo in un’aula di tribunale e che non verrà tollerata alcuna intemperanza da parte di chiunque». Ma mantenere la calma è stato sempre più difficile: «Ho perso il conto delle udienze seguite – ha detto Rosa, la madre di Bruno Santino, morto a 26 anni – ma andremo avanti fino alla fine. Le nostre giornate ormai passano così e continueranno a passare così: vado a trovare mio figlio al cimitero e quando c’è il processo vengo a seguirlo». «È andata bene – dice Grazia, la mamma di Rosario Rodinò dopo la lettura della sentenza – e ringrazio il dottor Guariniello per il lavoro fatto, è stato bravissimo. Speravo in questa sentenza, ma non me la aspettavo. Adesso cercherò di andare avanti: mio figlio non lo riavrò più, ma gli avevo promesso giustizia e ho fatto di tutto perchè fosse così». «Forse – aggiunge – è stata scritta una pagina di storia, ma non riesco a pensare ad altro che a mio figlio. Questa condanna per loro – ha detto riferendosi agli imputati – è ancora poco, dato che loro sono ancora vivi e mio figlio è in un buco. Adesso ho ancora la speranza nella giustizia di Dio». «È stata una condanna esemplare – ha aggiunto Isa Pisano, madre di Roberto Scola – che abbiamo atteso per tanto tempo. Purtroppo, il nostro dolore non finirà mai. Al dottor Guariniello dico grazie mille volte». Tra i pochi a rimanere impassibili alla lettura della sentenza, indossando una maglietta nera che chiede «condanne esemplari» nei confronti degli imputati è stato Antonino Santino, il padre di Bruno. «Se le pene fossero state più severe – ha detto – sarebbe stato ancora meglio. È stata fatta una buona parte di giustizia, ma non ancora tutta».
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