venerdì 26 dicembre 2008
Oltre duecentocinquanta le adesioni all'appello sottoscritto il 20 dicembre da quarantaquattro medici e specialisti, secondo cui la sentenza della Corte d'Appello di Milanoè incompatibile con il Codice deontologico.
L'INTERVENTO del neurologo Dolce
COMMENTA E CONDIVIDI
Sono oltre 250 i medici che hanno già aderito all'appello lanciato lo scorso 20 dicembre da quarantaquattro specialisti che si sono opposti, Codice deontologico alla mano, alla sentenza della Corte d'Appello di Milano su Eluana (per sottoscriverla: medicipereluana@gmail.com)L'appello. I primi firmatari dell'appello hanno deciso di far sapere alla magistratura e all'opinione pubblica che le procedure previste dal decreto della Corte d'Appello di Milano per portare a morire Eluana Englaro sono incompatibili con le regole della deontologia medica internazionale, «la cui violazione determina responsabilità anche in sede civile e penale». Per questo hanno scritto una lettera, che per avere la massima diffusione è stata inviata ai presidenti degli Ordini provinciali dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ai presidenti delle società scientifiche mediche, alla magistratura, ai direttori delle testate giornalistiche e radiotelevisive. E hanno lanciato un invito a tutti i colleghi a sottoscrivere il richiamo ai principi che stanno alla base della professione medica. «Il decreto impone - scrivono nel loro comunicato-appello - che mentre si sospendono l'idratazione e la nutrizione, venga evitata la sofferenza con somministrazione di sostanze idonee ad eliminare l'eventuale disagio da carenza di liquidi». Ma proprio su questo aspetto si concentrano le critiche degli esperti: «In medicina è regola assoluta che la presenza di qualunque disagio e sofferenza venga corretta anzitutto rimuovendo le cause che la determinano e non nascondendone artificialmente le conseguenze, mentre si lasciano perdurare gli effetti dannosi della causa non rimossa». Venendo al caso specifico di Eluana Englaro, «ciò significa che, davanti alla sofferenza prodotta dalla mancanza prolungata per ore e giorni di acqua e cibo (sulla cui entità non esistono ad oggi evidenze scientifiche definitive, tanto da far prevedere la somministrazione di sedativi) il medico deve, per agire in modo deontologicamente e scientificamente corretto, intervenire somministrando liquidi ed elementi nutritivi e non nascondendo la sofferenza stessa con sedativi, antidolorifici e altri farmaci». Concludono quindi i medici che firmano l'appello: «È per queste ragioni che, a nostro avviso, il dispositivo del decreto è inapplicabile tecnicamente senza venire meno alle regole fondanti della Buona Pratica Medica, secondo la dichiarazione di Helsinki», il testo elaborato dall'Associazione medica mondiale nel 1964 e periodicamente aggiornato (l'ultima volta a Seul nel 2008).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: