martedì 27 dicembre 2022
L'estremo saluto al collega Mazza, colpito dalla Sla, celebrato da padre Lombardi e padre Albanese.
Addio, Salvatore: il peso della tribolazione per una gloria più grande
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La malattia trasfigurata con gli occhi della fede per arrivare a vedere «le cose invisibili», ben più importanti, come dice San Paolo, di quelle visibili. La capacità, pur nell’immobilità del corpo, di correre avanti, come l’apostolo Giovanni, verso il sepolcro vuoto e l’incontro con il Risorto. Il dono di saper portare «il peso della tribolazione» per ricevere una gloria ancor più grande.

Sono gli aspetti della testimonianza umana e cristiana di Salvatore Mazza, vaticanista di Avvenire e già presidente dell’Aigav (Associazione dei giornalisti accreditati in Vaticano), richiamati oggi da padre Federico Lombardi, direttore emerito della Sala Stampa vaticana, nell’omelia del funerale celebrato insieme con padre Giulio Albanese, nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore del Suffragio a Roma.

Tantissimi gli amici e i colleghi che, durante il rito, si sono stretti alla moglie Cristina e alle figlie Giulia e Camilla (toccanti le loro parole di saluto alla fine, così come quelle del capo della Redazione Romana di Avvenire, Danilo Paolini).

Grande commozione e un intenso clima di preghiera. «Siamo impressionati dal cammino percorso da Salvatore nella sua vita, in particolare in questi ultimi anni - ha detto padre Lombardi -. Abbiamo la sensazione fortissima che ci sia venuto attraverso di lui un messaggio e che rimanga un’eredità di forza e di valore immensi».

In particolare, chiosando il Vangelo proclamato poco prima, il gesuita ha aggiunto: «Oggi portiamo davanti al Signore un discepolo che amava Gesù e che Gesù amava. Un discepolo che ha camminato bene, anzi ha corso per vedere Gesù e ha corso forse più in fretta quando era costretto immobile».

I sei anni di Sla, sono stati infatti, secondo padre Lombardi, «il gran tempo del suo avvicinarsi a Gesù con uno spirito sempre più puro e con un amore, una pazienza che diventavano più forti con il tempo. Lui è il discepolo che per primo tra noi è arrivato a incontrare Gesù risorto».

Questo conferma, ha proseguito il celebrante, quanto dice San Paolo, e cioè che, «spesso le persone che vivono un fragilità crescente nel corpo, se animate dalla fede e dalla speranza, continuano a crescere nella purezza dell’amore e nella profondità dello spirito». Così è stato anche per Salvatore Mazza, che «sull’esempio di san Giovanni Paolo II e nella fragilità crescente ci ha dato una testimonianza crescente di fede, di amore e di speranza». In sostanza, ha concluso padre Lombardi, Salvatore ci ha ricordato che «possiamo portare il peso della tribolazione, perché per quanto grande, ciò che la segue nella vita eterna è ancora molto più grande».

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