sabato 23 gennaio 2021
Pornografia, fake news e “chat pollaio” sono roba da adulti: qualche norma servirebbe per noi. Con i bambini più sano un “patto”. Ma la regola dei 13 anni va rispettata
I divieti non risolvono. Presenza e consigli, al web ci si allena insieme

Ansa

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Dall’inizio della pandemia i bambini sono 'costretti' dinanzi a un telefonino o a un tablet per svolgere le attività ordinarie, dalla scuola al catechismo. Quale legislazione coerente e logica potrebbe sostenere che uno strumento elettronico da un lato è essenziale per sostituire e integrare la 'vita reale', dall’altro è severamente vietato?

Ancora una volta, si rischia di cadere in una tentazione: illudersi che i commi di una legge facilitino la sfida (e la fatica) educativa. In questo tempo i bambini hanno avuto mille privazioni, e a volte l’unico contatto (virtuale) con gli amici è stato attraverso il gioco on line su una console o sullo smartphone. E in pomeriggi lunghissimi la compagnia è stato spesso qualche scaltro youtuber dalla faccia simpatica. Facile e comodo, da adulti, dire 'troppi pericoli, togliamo tutto'. Intanto noi grandi sulla rete possiamo continuare a fare quel che vogliamo: sbertucciare scienziati, odiare politici, litigare con vocali infuocati e acidi sulla chat della classe, fare puntate d’azzardo e alimentare l’enorme mercato della pornografia. Le leggi servono agli adulti. In particolare agli adulti che producono device, app e contenuti digitali.

Ai bambini servono genitori-educatori. È sufficiente sedersi due minuti sul divano accanto a loro, guardare ciò che stanno guardando e si può capire se un contenuto è appropriato o meno, o quantomeno se ha bisogno di un filo di contestualizzazione. Non ci vogliono i senatori per spiegare come si fa. Si possono concordare le app e i giochi utilizzabili, mentre alcuni software (la messaggistica diretta, i social...) ad una certa età non si installano per il semplice motivo che in base alle leggi attuali sotto una certa età non vi si può accedere. Non si lasciano strumenti di pagamento registrati, si concordano e limitano i tempi dedicati a questo svago, si danno indicazioni chiare sulle interazioni anonime da non accettare mai. E poi si può dialogare con i genitori degli amichetti, per darsi degli standard comuni ed evitare emulazioni al rialzo.

Un 'pacchetto minimo di premure' da monitorare e 'aggiornare' periodicamente (grazie a un semplice controllo delle cronologie, per esempio). Tra l’altro, con la possibilità di accentrare le notifiche sul proprio account da genitore. Non è impossibile, ci vuole solo un minimo di cura. E così anche l’acquisto dello smartphone diventa un falso problema. Giusto magari non comprarne uno nuovo, ma perché i soldi hanno un valore, non per proibizionismo (tra l’altro, nelle case abbondano telefoni usati ma funzionanti). In ogni caso il futuro dei ragazzi sarà sommerso di tecnologie: per me, meglio allenarci insieme - grandi e piccoli - a gestirle che creare tabù che altri sfateranno alla prima boccata di libertà.

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