sabato 14 dicembre 2013
Sono state selezionate piante di cannabis che contengono più principio attivo. Fanno danni peggiori ma non si sa quanto.
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Non ha senso la distinzione tra droga leggera e pesante: «La droga è droga e basta. Sono tutti prodotti utilizzati in modo illecito». Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Bergamo è tranchant, rifiutando ogni genere di ipocrisia terminologica. «Cannabis e hashish sono prodotti usati illecitamente e non sono prescrizioni terapeutiche. Questo vuol dire – spiega il farmacologo – che non ne conosciamo la composizione».Già, perché la droga comprata dallo spacciatore nasconde più di un’insidia: «Negli ultimi tempi le selezioni di piante di cannabis utilizzate dagli spacciatori per produrre il cosiddetto “fumo” pare contengano una maggiore quantità di teatraidrocannabinolo rispetto alla pianta normale. Questo significa che fanno più male, ma non sappiamo ancora quanto». Nuove forme di miscele sintetiche dunque per rendere il prodotto più appetibile. Molti, in passato, hanno manifestato posizioni di apertura verso questo genere di stupefacenti ma con il tempo, proprio in virtù di queste incognite, si sono trasformate in posizioni più prudenti o in totali marce indietro: «Per esempio, due anni fa – spiega Garattini – The Independent pubblicò un articolo di pentimento per non aver tenuto conto dei veri problemi di queste droghe. Aveva avuto in passato una posizione più aperta». Lo scenario, dunque, sta cambiando. I problemi cui va incontro chi decide di sballare con l’hashish e la marijuana sono molteplici: «In primo luogo fumare questi prodotti rallenta di molto i riflessi. Mettersi alla guida oppure maneggiare apparecchiature che richiedono più attenzione diventa molto molto pericoloso» chiarisce il direttore del “Mario Negri”.E se questo è il primo effetto, andando avanti si va incontro a problemi ben peggiori. Che spesso vengono taciuti dai sostenitori delle campagne della depenalizzazione delle droghe leggere: Cannabis, hashish e marijuana inducono una dipendenza psicologica. «Studi condotti su questo genere di fumatori – prosegue lo scienziato – hanno evidenziato che dopo dieci, quindici anni il consumo produce malattie mentali e psicosi, depressione e ansietà». E poi c’é il pericolo più grande: «Marijuana e hashish stimolano il passaggio ad altre droghe come la cocaina e le anfetamine. Infine ma non ultimo – prosegue lo scienziato – questo tipo di sigarette, fatte in modo grossolano, non confezionate in termini adeguati sono più cancerogene delle sigarette normali». Chi sostiene la depenalizzazione della cannabis lo fa in virtù dei possibili presunti benefici nella terapia del dolore: «Sì ma questo è tutto un altro ambito – puntualizza il farmacologo – la parte terapeutica va disgiunta dall’uso illecito». È bene ricordare che «non si sceglie di introdurre un farmaco sulle base di fantasie, ma sempre di dimostrazioni». E allora «così come è successo per la morfina in passato, anche la cannabis se dimostrerà di avere un effetto curativo potrà essere introdotta». Un punto su cui gli scienziati non hanno una posizione univoca e la materia è ancora oggetto di discussione. Risale a pochi mesi fa il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco al Sativex, un farmaco che è a base di cannabis sintentica e si assume attraverso uno spray.
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