martedì 3 agosto 2021
Negli ultimi 6 mesi del settennato cessa il potere di scioglimento. Segni propose di eliminarlo, sostituendolo con la non rieleggibilità. E Mattarella è d'accordo
Sergio Mattarella

Sergio Mattarella - Ansa

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Con oggi, martedì 3 agosto ha inizio il cosiddetto “semestre bianco”, che coincide con gli ultimi sei mesi del settennato del mandato presidenziale. Sergio Mattarella si insediò in fatti il 3 febbraio 2015, esattamente 6 anni e sei mesi fa. In questo periodo al Quirinale viene sottratta una delle sue prerogative più “pesanti”, ossia quella di sciogliere le Camere del Parlamento e indire nuove elezioni.

La norma del semestre bianco è prevista dall’articolo 88 della Costituzione, proprio quello che stablisce il potere del presidente della Repubblica di sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Il secondo comma stabilisce che «non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura», che non è il nostro caso. Infatti la legislatura ha il suo termine naturale nelle primavera del 2023.

La motivazione di tale norma è da ricercarsi nella opportunità di evitare che, a fine mandato, il capo dello Stato possa essere tentato di valutare il prosieguo o meno della legislatura in relazione alle sue ambizioni di rielezione, o anche solo nella prospettiva di accelerare l’avvento di una nuova maggioranza parlamentare ritenuta più in continuità. L’Assemblea costituente aveva a cuore di mettere in campo tutte le precauzioni possibili, in relazione ai poteri del presidente del Consiglio ma in questo caso specifico anche a evitare possibili “sconfinamenti” del capo dello Stato, per scongiurare il pericolo di scivolare nuovamente verso la dittatura, esperienza da cui si era appena dolorosamente usciti.

La proposta fu avanzata dal deputato comunista sardo Renzo Laconi nel caso che «il presidente della Repubblica, allo scadere del suo mandato, si trovasse con due Camere le quali in modo evidente non gli fossero favorevoli», potrebbe scioglierle al fine di prorogare i suoi poteri». Laconi parlò di una «tradizione democratica» ancora tutta da creare. La cosiddetta Commissione dei 75 approvò la proposta non senza dubbi e incertezze proprio in nome di una sorta di principio di precauzione democratica.

Nel 1963 sarà il presidente della Repubblica Antonio Segni a rimetterla in discussione asserendo che il semestre bianco rischiava di alterare «il difficile e delicato equilibrio tra i poteri dello Stato, e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti». Il rimedio poteva consistere, per Segni «stabilire il principio della non immediata rieleggibilità del presidente della Repubblica». Essendo il periodo di sette anni già lungo oltre la durata quinquennale della legislatura, già quindi «sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato».

Mattarella in occasione della ricorrenza dei 130 anni dalla nascita di Segni ha “sposato” questa tesi anche con il manifesto intento di rendere nota a tutti la sua indisponibilità a un “bis” sul modello (unico caso) del suo predecessore Giorgio Napolitano. Ora inizia un periodo di grande fibrillazione politica, per l’Italia, in cui a “proteggere” un esecutivo di emergenza nazionale non c’è la deterrenza, in caso di crisi, del possibile scioglimento delle Camere da parte del Capo dello Stato. Con la complicazione ulteriore che l’attuale presidente del Consiglio è sicuramente il maggiore “indiziato” per la successione al Colle.

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