mercoledì 2 novembre 2016
L’«allieva» Rosy Bindi ricorda la sua maestra politica: ogni incontro era un insegnamento
Rosy Bindi: «Tina ha incarnato la politica migliore»
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Tina Anselmi è stata allieva politica e a lei si è ispirata nel corso della sua carriera. Rosy Bindi (Pd), presidente della commissione parlamentare Antimafia, ricorda commossa la prima donna italiana ministro.

L’elezione alla Presidenza della Repubblica sarebbe stato il giusto coronamento di una carriera?
Sì. Credo che come oggi tutti la ricordano giustamente come la prima donna ministro, l’avremmo dovuta ricordare come la prima donna presidente della Repubblica. Tina Anselmi avrebbe potuto ricoprire egregiamente la più alta carica.

Ha lasciato comunque un’eredità politica al Paese.
E molto preziosa. Era figlia della seconda metà del ’900. Inizia come staffetta partigiana e ricopre l’ultimo ruolo con la presidenza della commissione di inchiesta sulla P2. Ci lascia un aspetto di grande attualità, ovvero l’aver incarnato tutte le qualità della politica: onestà, rettitudine, coraggio, passione e insieme la capacità, l’intelligenza.

Un esempio da far conoscere alle giovani generazioni?
Ci troviamo di fronte a una donna molto solida, con la schiena dritta e un comportamento morale ineccepibile, ma anche di una straordinaria abilità. E la politica richiede entrambe queste dimensioni. Di capaci disinvolti ne abbiamo incrociati troppi nella politica italiana, così come troppe persone per bene che non avevano le capacità per ricoprire queste responsabilità.

Ha ricoperto diversi ruoli, anche quello 'scomodo' di presidente della commissione sulla P2. Anche lì ha lasciato il segno.
Dava del filo da torcere a tutti. Era di grande abilità. Non è un caso che sia stata la prima donna a fare il ministro. Inutile dire che è andata a toccare cose che non tutti hanno gradito. Ha raggiunto la massima popolarità tra la gente e contemporaneamente aveva difficoltà nel Palazzo.

Un riferimento anche oggi,con tutti i partiti a caccia di figure di rilievo morale...
Tina Anselmi aveva una formazione cattollica forte, era figlia del mondo cattolico. È cresciuta nel partito, che era una vera scuola di politica e di vita e in cui nessuno ti regalava niente. Lei si è conquistata tutto non solo come fatto formale: bisogna dire che lei è stata non solo un ministro donna, ma una donna che ha fatto una riforma fondamentale come l’istituzione del Servizio sanitario nazionale. Non vi sono tanti uomini ministro che si ricordano per riforme così importanti.

Un suo ricordo personale?
Era una donna dai modi molto semplici. Ma nessuno la dimenticherà perché nessun incontro era scontato. Non ti lasciava mai senza un insegnamento.

Il suo essere profondamente cattolica come ha influito nell’esperienza politica?
Ha fatto la differenza perché è stata pienamente coerente con i principi evangelici, e al tempo stesso ha coniugato il valore della laicità. Una credente morta nel giorno di tutti i Santi: la 'santità' di Tina Anselmi è stata la coerenza al Vangelo praticata e vissuta nella laicità dello Stato.

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