venerdì 14 agosto 2009
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Incassa consensi bipartisan il ricorso annunciato dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini contro la sentenza del Tar del Lazio in materia di insegnamento della religione. Anche se alcuni settori del mondo politico, radicali e sinistra massimalista in testa, proseguono non tanto in una semplice difesa del pronunciamento quanto in un vero e proprio assalto alla Chiesa cattolica, regolarmente identificata con il Vaticano, usando toni aspri. Concorda con l’operato della Gelmini Paola Binetti (Pd), che intervistata da Repubblica annuncia la nascita di un gruppo trasversale a maggioranza e opposizoni – al quale hanno già aderito, racconta, Savino Pezzotta (Udc) e alcuni parlamentari del centrodestra – con lo scopo di dare battaglia sul tema a sostegno del ricorso. «La magistratura è entrata a gamba tesa» il giudizio della parlamentare teodem. La sentenza – poiché prevede l’esclusione dei crediti formativi che vengono dal frequentare l’ora di religione e, di conseguenza, quella dei docenti dagli scrutini – è «discriminatoria e pretestuosa» per il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza, che la definisce anche «ideologica». Si dice certo che il Consiglio di Stato darà ragione al governo il vicepresidente dei deputati del Pdl Carmelo Briguglio. Sulla sentenza non c’è da sorprendersi, perché frutto di un clima di «secolarizzazione laicista», l’analisi di Maurizio Ronconi (Udc). Ma sono proprio i laici a doversene preoccupare perché a essere colpita è «proprio la laicità dello Stato che è rispetto di tutti e tolleranza verso la religione cristiana», sostiene Francesco Pionati (Alleanza di centro). Non solo, la religione è «quella materia che insegna ai nostri ragazzi l’integrazione e getta le basi solide per una società multiculturale», sottolinea Antonio Mazzocchi, deputato del Pdl e presidente dei "Cristiano riformisti". Il ricorso è stato una decisione «giusta e opportuna», fa sapere il vicepresidente dei parlamentari Pdl Italo Bocchino. Plauso alla Gelmini anche dal numero uno del gruppo di Montecitorio Fabrizio Cicchitto. Da Bolzano, infine, il presidente della Provincia autonoma Luis Durwalder fa sapere di volere «riconoscere la massima dignità, anzitutto professionale, agli insegnanti di religione», che grazie all’autonomia, spiega, sono inquadrati come tutti gli altri. Sull’altro fronte, ai toni soft di Barbara Pollastrini (Pd) si aggiungono le spade sguainate di radicali e sinistra massimalista, che accusano il governo di essere prono alla Chiesa e quest’ultima di attentare allo Stato laico. Per l’ex ministro delle Pari Opportunità la sentenza «ripropone alle classi dirigenti il tema attualissimo della laicità dello Stato come metodo di educazione civile e di un’etica pubblica condivisa». «Sarebbe stata lapalissiana in qualunque paese laico del mondo», aggiunge Marco Di Lello, coordinatore nazionale del partito socialista ed esponente di Sinistra e Libertà. Il repubblicano Francesco Nucara ne fa una questione di diritto internazionale e proclama che «la reazione del Vaticano, uno Stato straniero, a una sentenza di un organo della magistratura italiana è stata indecente». Silvio Viale, propugnatore della pillola Ru486, invita la Gelmini a dimettersi. E se il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero rispolvera il clerico-fascismo per giudicare l’azione del Governo, gli orizzonti storici e culturali del senatore radicale Marco Perduca, che non a caso chiede pure di ridiscutere il Concordato, sono ben più ampi. A un recupero della teologia nelle università – spiega – andrebbe affiancata un’apertura degli «orizzonti culturali delle nostre scuole». E come? Attraverso la diffusione, nientemeno che di «tradizioni millenarie panteiste, politeiste, spiritualiste e animiste che caratterizzano centinaia di culture asiatiche e andino-amazzoniche».
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