mercoledì 19 luglio 2023
Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità. Dura protesta dem contro l'ipotesi di astenersi sull'emendamento-Magi che apre all'utero in affitto in Italia. Alla fine il Pd opta per il "non voto"
Elly Schlein, segretaria del Pd

Elly Schlein, segretaria del Pd - Ansa

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Primo passo avanti per la proposta della maggioranza volta a rendere universale, ossia perseguibile anche se commesso all’estero, il reato di maternità surrogata. L'aula della Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e +Europa. I voti a favore sono stati 124, i contrari 187. Primo passaggio, tutto sommato nelle attese, che prelude a un muro contro muro nel merito del provvedimento, quando verrà messo ai voti, con la relatrice Carolina Varchi di Fdi che ringrazia «la compattezza del centrodestra e l'impegno corale della maggioranza che ha rimandato al mittente gli argomenti strumentali delle opposizioni». Il testo dovrebbe tornare in aula la settimana prossima.

L'EMENDAMENTO DI +EUROPA SULLA "SOLIDALE"

Ma a smuovere le acque è la proposta di +Europa, volta, nelle parole del segretario Riccardo Magi, a «garantire a tutti i bambini e le bambine di essere riconosciuti e vedere trascritti i loro atti di nascita», e con un altro emendamento a «regolamentare finalmente in Italia la gestazione per altri in forma solidale». Ed è soprattutto quest’ultimo che ha messo in agitazione le opposizioni. Il Pd è andato avanti tutta la notte tra lunedì e martedì con una sorta di Assemblea aperta per cercare la quadra. Ma la soluzione immaginata, l’astensione sull’emendamento Magi, ha lasciato grossi malumori in ampi pezzi del partito. È sembrata, soprattutto, una forzatura della segreteria Schlein rispetto ad accordi già presi.

È servita quindi ieri mattina una lunga riunione dell’ufficio di presidenza del gruppo della Camera, cui ha fatto seguito una assemblea dei deputati, per arrivare alla scelta del «non voto» sulla proposta di +Europa. Una mediazione su questi cardini: “no” alla proposta di reato universale del centrodestra, mantenendo nel contempo vigente il reato previsto dalla legge 40. Altra mediazione sui diritti dei bambini, con il no all’automatismo delle trascrizioni, demandando la decisione ai giudici nei singoli casi.

DAI CATTODEM ALLE FEMMINISTE AGLI EX DS, IL "NO" DI 50 DEPUTATI PD ALL'IPOTESI DELL'ASTENSIONE

Ma è nella notte tra lunedì e martedì che la fragile unità del Pd è venuta meno. Secondo fonti interne, se si fosse proceduto con la libertà di coscienza, in 50 sarebbero stati contrari all’emendamento Magi contro 19 favorevoli. Ma la capogruppo Chiara Braga, a notte fonda, ha proposto l’astensione. Subito però ha dovuto prendere atto di un vasto schieramento trasversale che considerava contraddittoria questa scelta con quanto già deciso circa il mantenimento della gestazione per altri come reato, decisione peraltro presa in direzione, come ha fatto notare Debora Serracchiani. Le perplessità, molti collegati in call, venivano non solo da cattolici come Annamaria Furlan, Silvia Costa, Stefano Lepri, Graziano Delrio, Alfredo Bazoli, ma anche da esponenti di area riformista come Simona Bonafé, Simona Malpezzi, Michela De Biase, o della sinistra ex ds come Lorenzo Gianotti, Valeria Valente o Claudio Mancini. Pesava anche il parere di Aurelio Mancuso, ex dirigente dell’Arcigay contrario da sempre alla surrogata. Non favorevole alla proposta di astensione era anche il vicecapogruppo Paolo Ciani. Alla fine, viste le prese di posizione emerse, la capogruppo Braga all’indomani ha dovuto prendere atto, virando sulla decisione di non partecipare al voto sull’emendamento Magi.

UN NUOVO FRONTE CON BRUXELLES

Intanto si apre un altro fronte. La Commissione Ue fa sapere che il riconoscimento dei diritti dei figli nell'Ue, indipendentemente da chi e come sono stati concepiti, non pregiudica la libertà di ogni Stato di vietare o meno la maternità surrogata nel proprio Paese. La precisazione è in una risposta inviata alla presidenza del Senato, respingendo di fatto i rilievi espressi da Palazzo Madama a marzo. Allora, la commissione Politiche europee bocciò la proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli, in vista di un certificato europeo di filiazione.

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