venerdì 30 ottobre 2009
Mariano Bacioterracino, 53 anni, è stato freddato a colpi di pistola all’uscita di un bar, in pieno giorno. Una telecamera ha ripreso la scena, che è stata diffusa su televisioni e Internet per aiutare le indagini. Il corpo della vittima è rimasto a lungo riverso a terra, tra l’indifferenza generale. ?? VAI ALLA FOTOSEQUENZA
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L'omicidio di camorra numero 32 del 2009, avvenuto l’11 maggio, ha lasciato facce e gesti impressi sulla memoria di una telecamera di sorveglianza. Immagini che da ieri si possono guardare e riguardare con la loro scia di orrore ed anche di dolore, mentre il killer - ancora senza nome - spara, e un uomo, Mariano Bacioterracino, agonizza sui basoli, e il "palo", anche lui sconosciuto, sorride maligno e beffardo. La Procura di Napoli mercoledì ha firmato il decreto che rende pubblico il filmato, appoggiando così la richiesta della Direzione distrettuale antimafia e da ieri le sequenze di morte, di paura, di ferocia sono visibili nei media on line e nei telegiornali. È la prima volta: sono immagini che in genere restano nel chiuso degli uffici investigativi, ma diffonderle ora è una scelta mirata a chiedere la collaborazione di chi potrebbe sapere e non parla. Le persone che appaiono nel filmato, comparse inconsapevoli, sono state identificate, alcune interrogate, tranne il killer e il palo. Il procuratore aggiunto Sandro Pennasilico, capo della Dda partenopea, non può dire di più - l’inchiesta è ancora in corso - ma evidentemente non ci sono sviluppi e le testimonianze raccolte, i mesi di indagine non hanno aiutato né a capire il delitto né a mettere nelle mani della giustizia i colpevoli. Restano una morte e le scene riprese dalla telecamera nascosta che lasciano spazio solo ad una cruda realtà.L’obiettivo è fisso sull’ingresso dell’Antica Caffetteria, un bar tabaccheria affacciato sull’affollatissima via Vergini al Rione Sanità. È il primo pomeriggio e si indovina il sole e dagli abiti leggeri il primo tepore primaverile. Gente che va e che viene sulla strada, gente che entra ed esce dal bar: sono sequenze che lasciano immaginare attività quotidiane di persone con i loro problemi, le loro gioie, le loro attese. Nulla lascia presagire una tragedia di camorra, solitamente annunciata da caschi integrali e da motorini che girano circospetti intorno e non ci sono occhi che si muovono veloci per non perdere alcun dettaglio. C’è solo una sentinella, di cui nessuno conosce l’esistenza, ed è proprio la telecamera di videosorveglianza, testimone attento, ma inerme. Tra queste persone c’è un uomo, per gli inquirenti è il "palo", che indica a qualcuno Mariano Bacioterracino, il bersaglio. Basta un gesto della testa in quella direzione. Sono entrambi all’esterno del bar. Il sicario, spiegano gli stessi magistrati, non può fare a meno di questo supporto perché non è scontato che conosca la vittima. Subito dopo, nel raggio visivo della telecamera, entra il killer: cappellino sugli occhi e mani in tasca, la pistola è nascosta lì, ed è pronto a sparare, ma non estrae subito l’arma. C’è una donna appena uscita dal bar che si frappone tra lui e il suo bersaglio. Killer freddo, forse coscienzioso, non spara inutilmente e aspetta. Entra nel bar, poi si ferma sull’ingresso e stavolta stringe la pistola. Bacioterracino ha il tempo di guardarlo negli occhi, di capire, ma non gli basta per tentare la fuga. Cinque colpi, l’ultimo da vicino è alla nuca, e lui è a terra nel suo sangue. L’assassino e il complice si allontanano mentre il terrore si impadronisce di quell’angolo di Sanità. Il barista abbassa la saracinesca, un papà scappa con la figlia in braccio, fuggono le donne, i clienti del bar, i ragazzi. Attimi sospesi, ma non seguono altri spari e il silenzio delle armi dà coraggio. Si formano capannelli di persone e di parole che commentano la morte di un boss. L’ultima sequenza è per una donna che si china su Bacioterracino, gli alza la testa, lo guarda in faccia: non è nessuno di cui le importi. E nell’indifferenza generale, un ambulante se ne va con tutto il banchetto lanciando solo uno sguardo a quell’uomo in terra.La vittima. Sono diverse le ipotesi dei magistrati della Dda per risalire a movente e mandanti dell’omicidio di Bacioterracino. Per comprenderle, bisogna risalire a diversi anni fa. La vittima, 53 anni, considerato vicino al clan Misso, era un componente della storica "banda del buco" specializzata nelle rapine in banca con il sistema del foro praticato nel pavimento. Nel 1977 fu tra i sequestratori dell’ex onorevole Guido De Martino, figlio del senatore Francesco, leader storico dell’ex Psi, per il cui riscatto fu pagato un miliardo. Bacioterracino non prese materialmente parte al rapimento, ma ebbe ugualmente la sua parte di denaro e per questo fu condannato a 13 anni, ridotti poi a 10. In carcere, fu indagato per l’omicidio di Gennaro Moccia, camorrista in guerra con i fratelli Giugliano, che si rivolsero a dei sicari, tutti in seguito morti, per eliminarlo. Tra i sospettati, Bacioterracino era l’unico ancora vivo.
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