martedì 6 giugno 2023
Il governatore contro le strumentalizzazioni di Colamarino riguardo l'utero in affitto. La Regione: «Le condizioni erano chiare». Colamarino: niente scuse, nessuna strumentalizzazione
Roma Pride, Rocca: ridaremo il patrocinio ma gli organizzatori chiedano scusa

IMAGOECONOMICA

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Sembra davvero la storia infinita. Ora la Regione Lazio è pronta a ridare il patrocinio per il Roma Pride a patto che non ci siano riferimenti all'utero in affitto e che gli organizzatori si scusino per aver strumentalizato il tema. «Colamarino chieda scusa per la strumentalizzazione e la manipolazione, e immediatamente ridaremo il patrocinio. Ma non c'è spazio di mediazione per l'utero in affitto», quindi cancellando la parte dedicata alla pratica dell'utero in affitto, sottolinea il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, aggiungendo che Colamarino «chiedesse scusa pubblicamente rispetto a questa manipolazione della concessione e immediatamente sono pronto a ridare il patrocinio. Ma chiedesse scusa della sua dichiarazione manipolativa del nostro patrocinio, le cui condizioni erano chiare».

A stretto giro la risposta dei diretti interessati. «Chiaramente non ci sarà nessuna scusa rispetto alle affermazioni di Rocca da parte del Roma Pride. Nessuno ha manipolato nessuno - replica il portavoce dell'evento Mario Colamarino - Abbiamo solo fatto una richiesta formale alla regione Lazio e loro hanno risposto con la concessione a titolo gratuito del patrocinio. Non c'è stata un'interlocuzione precedente. Forse probabilmente dovevano un po' capire e conoscere quali erano le nostre istanze - che poi sono le stesse da anni - prima di accordare il patrocinio».

La vicenda

Tutto si è sviluppato ieri nel giro di mezza giornata. Il sostegno convinto della Regione Lazio dato al Roma Pride del 10 giugno, con tanto di patrocinio istituzionale, viene ritirato nel giro di poche ore anche se la giunta del Lazio «ribadisce il proprio impegno per i diritti civili». Una scelta, quella del governatore del Lazio Francesco Rocca, motivata dal fatto che l’imprimatur della Regione Lazio «non può, né potrà mai, essere utilizzato a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto». In particolare dalla Pisana si esprime rammarico per il fatto che il patrocinio, «concesso in buona fede, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un’occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione». I toni e le affermazioni contenute nel manifesto dell’evento “Queeresistenza” e «quanto dichiarato da Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma pride» - secondo la Regione Lazio - violano «le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede».

Il riferimento è appunto alle parole con cui il portavoce della manifestazione aveva, poche ore prima, salutato il sostegno regionale. «Apprezziamo che la Regione abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze politiche da quanti in Parlamento in questi giorni vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all’estero», aveva detto infatti Mario Colamarino. Ma a caldo, dopo il passo indietro della Regione, gli organizzatori vanno all’attacco: «Regione pavida, non ritireremo il logo». E sul fatto che l’evento del 10 giungo sia una manifestazione pro utero in affitto per Colamarino è « una strumentalizzazione: il fenomeno della gestazione per altri riguarda il 90% coppie eterosessuali e come al solito la parte dell’ultradestra, dei talebani cattolici utilizza il tema, come un’arma, per attaccare la nostra comunità».

Le reazioni

La decisione della Regione in realtà è arrivata dopo un appello di Pro Vita e Famiglia onlus che chiedeva appunto a Rocca di ritirare il patrocinio. E il portavoce Jacopo Coghe è il primo ad esprimere soddisfazione, perché «supportare i Pride significa infatti dare man forte a chi vuole legalizzare l’utero in affitto, il matrimonio egualitario, le adozioni per coppie dello stesso sesso, le trascrizioni anagrafiche per i “figli” delle coppie gay, ma anche legittimare l’identità di genere». Ma il dietrofront della giunta Rocca non piace alle opposizioni, a cominciare da Pd e +Europa per cui è «un’occasione sprecata», «un passo indietro sui diritti». E molti, a partire dal sindaco dem Roberto Gualtieri (Roma Capitale ha confermato il proprio patrocinio) e dall’ex governatore Nicola Zingaretti annunciano la loro presenza in piazza sabato. Ma c’è chi ci va ancora più pesante. Come il deputato Pd Alessandro Zan, che la considera «una schizofrenia di odio e discriminazione che la destra vuole diffondere usando le istituzioni». Invece secondo il segretario di + Europa, Riccardo Magi, non c’entra nulla l’utero in affitto, non c’entrano nulla i presunti comportamenti illegali cui fa riferimento la giunta. «La revoca del patrocinio - dice - dimostra ancora una volta che con Fratelli d’Italia al governo l’omofobia è istituzionalizzata, è una omofobia di Stato». Arrivare a definire l’evento illegale, secondo il senatore di Azione-Italia Viva Ivan Scalfarotto, «sancisce la propria uscita dal mondo civile». Anche per i Radicali Roma il passo è «il primo atto ufficiale di attacco ai diritti e alle libertà da parte della destra che governa la Regione». Mentre per Fdi, il governatore Rocca «ha solo rispettato la legge».

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