mercoledì 25 gennaio 2023
Dal 27 gennaio al 2 maggio, una mostra svela la curiosa vicenda delle pregiate opere della collezione della Veneranda Fabbrica: disegni, matrici, un catalogo settecentesco e un video
Giochi di putti, arazzo Gonzaga esposto al Museo del Duomo di Milano (particolare)

Giochi di putti, arazzo Gonzaga esposto al Museo del Duomo di Milano (particolare) - Veneranda Fabbrica del Duomo

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Una storia affascinante che si muove fra “Intrecci di seta, rame, inchiostro”. È quella dei Gonzaga e dei suoi arazzi cinquecenteschi custoditi nel Museo del Duomo di Milano. Già parte della collezione della Veneranda Fabbrica del Duomo, questi pezzi così preziosi e particolari, vengono proposti in un percorso di approfondimento, da venerdì al 2 maggio (tutti i giorni, tranne il mercoledì, ore 10-19), tra disegni, materiali d’archivio e video. Per conoscerne la loro origine, il loro significato iconografico e il perché siano proprio a Milano.

Gli arazzi, ma anche i settecenteschi disegni preparatori per incisioni raffiguranti gli arazzi appartenenti alla famosa serie “Storie di Mosè”, per la prima volta presentati al pubblico dopo un accurato restauro (a opera di Elena Allodi e Franco Blumer). Sette protagonisti al centro di una trama sviluppatasi in epoche differenti. Una storia in cui si intrecciano l’ordito sontuoso degli arazzi originali con la minuzia di eleganti disegni eseguiti a china.

«Questa esposizione - spiega monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo di Milano e direttore dell’Area cultura della Veneranda Fabbrica - vuole ripercorrere una vicenda poco nota del nostro passato che ha avuto origine da un “doppio dono”: quello che fece Guglielmo Gonzaga, Duca di Mantova, a Carlo Borromeo e in seguito il Borromeo stesso – una volta diventato arcivescovo di Milano - alla Fabbrica del Duomo. Fu grazie a questa catena di eventi generosi che, nella seconda metà del Cinquecento, gli arazzi Gonzaga entrarono a far parte del patrimonio storico-artistico della Veneranda Fabbrica del Duomo. Oggi, il nostro intento è quello di far vivere le sale del Museo dedicate alla preziosa serie, raccontando una storia la cui trama si sviluppa lungo un arco temporale di oltre quattro secoli. Questa esposizione è la prima di una serie di eventi volti a mettere in luce opere del Museo che, nella vastità delle sue collezioni, rischierebbero di perdersi, ma che invece meritano di essere valorizzate».

Le interessanti vicende della famosa serie degli Arazzi Gonzaga – di cui sopravvivono solo quattro esemplari già parte della collezione del Museo del Duomo di Milano - hanno origine nella metà del Cinquecento, quando con ogni probabilità il cardinale Ercole Gonzaga, di fatto reggente del Ducato di Mantova per conto del nipote adolescente Guglielmo Gonzaga (divenuto duca a soli dodici anni) commissionò le opere a Nicola Karcher (Bruxelles, 1497/1498 - Mantova, 1562), uno dei maggiori arazzieri del tempo, che realizzò gli arazzi su cartoni di Giovan Battista Bertani (Mantova, 1516-1576), allievo di Giulio Romano.

I sette filati nacquero dunque con uno scopo celebrativo della corte gonzaghesca e recano le insegne del Duca di Mantova. Fu proprio Guglielmo Gonzaga a donare la serie al cardinal Carlo Borromeo nel 1563 e fu lui a portarle a Milano. Qualche anno più tardi, l’ormai arcivescovo di Milano Carlo Borromeo omaggia le sette pregiate tappezzerie alla Veneranda Fabbrica del Duomo, in cambio della costruzione di alcune canoniche adiacenti al palazzo arcivescovile.

Giochi di putti, il serpente di bronzo, passaggio del Mar Rosso, Mosè riceve le tavole della Legge, la raccolta della manna, Mosè davanti al Faraone, la Pasqua degli Ebrei, questi i soggetti della serie originale, i primi quattro dei quali si trovano attualmente esposti all’interno del Museo del Duomo di Milano, mentre gli altri tre vennero distrutti dalle fiamme dell’incendio che il 3 agosto 1906 devastò il padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo presso la sede dell’Esposizione Universale di Milano.

È grazie ai disegni realizzati nel Settecento da Gaetano Le Poer (sec. XVIII) che è stato possibile ricostruire tutte le iconografie, disegni confluiti in un volume, una sorta di catalogo con l’intento della Fabbrica del Duomo - considerati i costi di manutenzione troppo alti e le difficoltà conservative delle opere - di cercare possibili acquirenti fra le migliori Corti d’Europa. Tuttavia, la vendita degli arazzi non andò mai a buon fine.

L’allestimento della mostra, realizzato con la collaborazione del Politecnico di Milano, è arricchito da un video realizzato dalla Libera università di lingue e comunicazione Iulm, in cui immagini, disegni grafici e una voce narrante guidano il visitatore alla scoperta delle tappe più significative di questa coinvolgente storia. Un viaggio nelle trame del tempo, fra colori e suggestioni.

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