martedì 19 aprile 2011
«Sono amareggiato e pentito». L'avvocato Lassini si sarebbe così definito nella lettera inviata al presidente della Repubblica. Moratti: «La mia candidatura a sindaco è incompatibile con la presenza di Roberto Lassini nella lista del Pdl». Il premier: limite superato dai pm di Milano. «Ignobili quei manifesti sui muri. Il 9 maggio ricorderò al Quirinale i 10 magistrati uccisi dalle Br». Anche la Lega contro i manifesti.
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«Rinuncerò alla campagna elettorale»: lo ha detto Roberto Lassini, il candidato del Pdl alle comunali di Milano, indagato per i manifesti con scritto «Fuori le Br dalle Procure». «Sono amareggiato e pentito». L'avvocato Lassini si sarebbe così definito nella lettera inviata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri aveva definito ignobili i manifesti contro la Procura di Milano. Lassini sarebbe rimasto «profondamente» colpito dalle parole espresse dal capo dello Stato. Inoltre, l'avvocato riconoscerebbe il proprio errore, scusandosi anche con i familiari delle vittime delterrorismo. «Ho rassegnato le mie dimissioni, irrevocabili, nelle mani dalla lista del Pdl che sono nelle mani del coordinatore regionale Mario Mantovani». L'AUT AUT DELLA MORATTI«La mia candidatura a sindaco è incompatibile con la presenza di Roberto Lassini nella lista delPdl». Ad affermarlo è il sindaco di Milano, Letizia Moratti, che pone un aut aut al partito per chiedere l'esclusione dell'autore dei manifesti anti-pm dalla lista del Pdl alle prossime comunali. «Mi risulta - aggiunge il sindaco - che il partito stia ufficialmente chiedendo a Lassini il ritiro della sua candidatura».SCHIFANI SOLIDALE CON I MAGISTRATINel corso di un colloquio telefonico con il Presidente dell'associazione nazionale magistrati Luca Palamara, il Presidente del Senato Renato Schifani ha espresso la sua profonda solidarietà a tutti i magistrati "per i vili e incivili manifesti affissi a Milano nei giorni scorsi dal contenuto gravemente offensivo e mortificante". Lo rende noto un comunicato del Senato. Schifani ha anche chiesto che "il Pdl prenda le distanze da questo candidato, così come il suo riferimento. Occorre fare gesti concreti per svelenire il clima e condannare senza se e senza ma queste iniziative". "Non ci piace il livello di scontro raggiunto". Lo sottolinea il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, che avverte: "I problemi della giustizia sono peraltro molto evidenti anche oggi. Ad esempio, torna in libertà dopo pochi anni Ruggero Jucker, autore di un efferato omicidio che usufruisce di sconti di pena dovuti al rito abbreviato". "A noi interessa - dice Reguzzoni - approvare il nostro progetto di legge che è in discussione al Senato: mi riferisco al cosiddetto pdl Lussana, già approvato dalla Camera, che evita il ripetersi di fatti simili. A noi interessa anche - spiega il presidente dei deputati del Carroccio- che i processi siano più rapidi e la giustizia sia più efficiente e meno politicizzata". In particolare, Reguzzoni si sofferma sul richiamo del Quirinale che ha condannato i manifesti apparsi a Milano con la scritta 'via le br dalle procurè: "Il monito del Colle è giusto per la vicenda dei manifesti a Milano che considero un fatto eccessivo".NAPOLITANO: PERICOLOSE ESASPERAZIONICon «pericolose esasperazioni e degenerazioni» il dibattito politico, specie sulla giustizia, ha superato il limite. I toni di Giorgio Napolitano si fanno espliciti anche oltre il consueto per condannare la «ignobile provocazione» del candidato milanese del Pdl Roberto Lassini, autore di quei manifesti che associano i magistrati al terrorismo. E nel ricordare come la categoria delle toghe, viceversa, abbia pagato un alto tributo di sangue, Napolitano adotta un’iniziativa forte e chiara, anche per scelta dei tempi. Il 9 maggio, giorno della memoria delle vittime del terrorismo dedicato quest’anno «in particolare ai servitori dello Stato», chiede che vengano ricordati «in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Br e del terrorismo». Nella lettera che scrive, anche nelle funzioni di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al Vice Michele Vietti, lo incarica anche di invitare alla cerimonia che si terrà al Quirinale «i famigliari dei magistrati uccisi», che cita ad uno ad uno: Alessandrini, Amato, Calvosa, Coco, Galli, Giacumbi, Minervini, Occorsio, Palma e Tartaglione.L’intenzione c’era già, non essendo mancate negli ultimi mesi iniziative e dichiarazioni verso la magistratura giudicate pericolosamente fuori misura dal Quirinale. Ma l’accelerazione dettata dall’impennata di toni di questi ultimi giorni si scorge nitidamente nella lettera. Di qui l’iniziativa, che Napolitano definisce apertamente una «risposta all’ignobile provocazione del manifesto affisso a Milano con la sigla di una cosiddetta "Associazione dalla parte della democrazia", per iniziativa di un candidato alle elezioni comunali». Atto che costitisce «una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle Br, magistrati e non». E che, avendo ricevuto una condanna bipartisan, viene utilizzato dal Quirinale per ricordare a tutti, quindi anche a Silvio Berlusconi, i rischi della pericolosa deriva in atto. Perché, denuncia, nelle «contrapposizioni politiche ed elettorali», in particolare sulla giustizia, «si sta toccando il limite, oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni». Infine un appello, l’ennesimo, «al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti».Esultano i magistrati alle parole di Napolitano. Esprime «apprezzamento e ringraziamento» il presidente dell’Anm Luca Palamara, indicando nel Presidente della Repubblica «un punto di riferimento insostituibile» quale «garante degli equilibri costituzionali. L’Anm - assicura - difenderà l’autonomia e l’indipendenza della magistratura evitando ogni contrapposizione». Un «segnale importante» anche per il segretario dell’associazione, Giuseppe Cascini.Ma è soprattutto Michele Vietti, che pure era stato tirato in ballo nello scontro politico di queste ultime settimane, a sentirsi confortato: «Tutti riflettano sulle parole di Napolitano», dice. Ma sprona anche i magistrati: «Il Csm non è il loro sindacato», ricorda. Definisce «fantasiosa», come una «provocazione», l’ipotesi di una commissione d’inchiesta sui magistrati. Ma, avverte Vietti, «non ci possiamo arroccare in difesa dello status quo. La magistratura abbia il coraggio dell’autoriforma. Non possiamo aspettare il cadavere del servizio giudiziario lungo il fiume». Angelo Picariello
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