giovedì 21 ottobre 2010
Incassato il sì di Fli sullo «scudo» per il premier, fino all’approvazione definitiva il Guardasigilli intende ancora far leva sul legittimo impedimento. E lavora all’intesa sulla revisione costituzionale. Alfano spende parole di apprezzamento per i finiani: «Sul Lodo si sono dimostrati coerenti».
- Dalla finiana Bongiorno tre no e un sì
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«La riforma della giustizia è praticamente pronta, la prossima settimana la presenteremo in Consiglio dei Ministri». Silvio Berlusconi torna ottimista e rompe il silenzio anche sul più delicato dei cinque punti del programma. Ottimismo per la svolta finiana sul lodo Alfano costituzionale e retroattivo, che in realtà è solo la riconferma della disponibilità da tempo manifestata da Fli sullo scudo giudiziario per il premier, ma è certo un segnale importante. È la stessa sensazione che il ministro Angelino Alfano trasferisce a Berlusconi, nell’incontro pomeridiano, per fare il punto dopo il tour istituzionale del giorno prima a illustrare la riforma della giustizia alle alte cariche. Il Guardasigilli non aveva nascosto, in mattinata, a Catania, la sua soddisfazione per il clima che si registra nella maggioranza. «Futuro e libertà ha tenuto una posizione coerente con ciò che aveva sempre detto: la tutela della serenità dello svolgimento delle funzioni delle alte cariche che è un valore riconosciuto anche dalla Corte costituzionale», dice il ministro della Giustizia, che infatti era stato fra i primi a riconoscere Fli come «terza gamba» della coalizione. Alfano traccia ora la strada che, sullo scudo giudiziario, intende seguire: far leva sul legittimo impedimento, «nelle more che si approvi una legge costituzionale che affermi un principio presente in tanti ordinamenti stranieri», spiega. Certo, il legittimo impedimento, come legge ponte, dovrà superare il vaglio della Corte Costituzionale che deciderà in merito il 14 dicembre. Ma ormai prende corpo nella maggioranza la comune valutazione (o auspicio che dir si voglia) sul fatto che l’inizio dell’iter del lodo costituzionale, con l’approvazione da parte del Senato, possa indurre la Corte a una benevola valutazione sulla norma sotto esame, per dare tempo al Parlamento di completare l’iter.Dal Quirinale trapela intanto, di nuovo, la volontà di tener fuori del tutto il capo dello Stato, da questo dibattito e dalle polemiche annesse dell’opposizione, sebbene lo scudo – oltre al premier – coinvolga anche la presidenza della Repubblica. Altra cosa, naturalmente, è la riforma della Giustizia nel quale il Capo dello Stato si era limitato a raccomandare al Guardasigilli di mantenere, nel progetto, una linea coerente di rispetto delle reciproche prerogative, fra politica e giustizia, evitando scelte che possano ledere il principio costituzionale dell’autonomia della magistratura. La nuova previsione sulla composizione del Csm (50 per cento alle toghe, l’altra metà di nomina parlamentare) sembra proprio dettata da queste preoccupazioni. L’accordo sul testo della riforma, però, anche nella stessa maggioranza, è più vicino, ma non ancora a portata di mano.
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