mercoledì 13 aprile 2016
Il presidente egiziano difende i propri servizi segreti e accusa i giornali che riportano le notizie dai social. Nuovo invito alla collaborazione con gli inquirenti italiani.
Al Sisi: dai media false notizie su Regeni
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​Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi torna a parlare della terribile morte di Giulio Regeni, difendendo i servizi segreti e accusando la stampa. Il giovane italiano non sarebbe stato ucciso da uomini della sicurezza del Cairo ma da "gente malvagia", ancora da identificare. Inoltre ha lamentato che il "problema per l'Egitto" rappresentato dal caso di Giulio Regeni è stato generato dalla pubblicazione da parte di media egiziani di "menzogne".

"Dobbiamo stare attenti a menzogne e accuse da parte di persone attorno ai noi, noi egiziani, che hanno trasmesso e pubblicato queste accuse e queste menzogne", ha detto Sisi aggiungendo "l'abbiamo fatto a noi stessi. Siamo noi che abbiamo creato questo problema perl'Egitto. Siamo noi - ha ribadito - che abbiamo creato il problema per l'Egitto dell'uccisione del giovane italiano".

Quini il presidente Al Sisi ha esortato gli inquirenti italiani a tornare alCairo per indagare sull'uccisione di Giulio Regeni.   "Abbiamo detto loro, venite e diciamo ancora una volta: venite, siate con noi. Noi trattiamo le questione in tutta trasparenza". Il presidente lo ha detto Sisi nell'incontro al parlamento egiziano, aggiungendo: "Che gli inquirenti stiano con noi e partecipino a tutti gli sforzi che si fanno". Sisi ha premesso che "appena è stato annunciato l'omicidio di questo giovane, ci sono state persone fra noi che hanno detto che sono stati gli apparati di sicurezza a fare ciò. Con chiarezza, hanno detto che l'abbiamo ucciso noi. Sulle reti sociali molte persone ne hanno parlato e molti professionisti dei media hanno pubblicato la notizia. Machi segue ciò che succede in Egitto ed osserva con attenzionequesto caso, ha detto: siete voi a dirlo, io non vi credo", haaggiunto Sisi rivolgendosi alla platea composta, come avevaanticipato ieri il sito del quotidiano Al Ahram,  da "19portavoce di partiti politici" oltre a "capi di sindacati,associazioni di categoria, organizzazioni per la difesa deidiritti umani, Consiglio nazionale per le donne e una serie dipersonaggi dei media di alto profilo". 

"Non soltanto il ministero dell'Interno è incaricato del caso, ma anche il procuratore generale e la magistratura dell'Egitto", ha aggiunto ancora Sisi. "Ma non ci credono lo stesso. Siamo noi che facciamo questo a noi stessi", ha detto ancora il presidente con implicito riferimento alle accuse ai servizi egiziani.   Prima di sottolineare le relazioni privilegiate con l'Italia, Sisi si è idealmente rivolto agli esponenti dei mezzi dicomunicazione esortando: "che i social media non siano le vostrefonti"."Attribuiamo grande interesse a questo caso in particolare, in quanto abbiamo relazioni molto privilegiate con gli italiani", ha continuato Al Sisi, che ha osservato: "La dirigenza italiana si è posta al fianco dell'Egitto dopo il 30 giugno", ha detto ancora Sisi con implicito riferimento alle manifestazioni di piazza che, appoggiate dai militari,nell'estate del 2013 portarono alla deposizione del presidenteMohamed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani, e un anno dopoall'elezione dello stesso ex-generale alla presidenza egiziana.

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