La difesa di Hannoun: i suoi versamenti erano tutti tracciati

Partono gli interrogatori di garanzia per gli arrestati nell'inchiesta sui finanziamenti al terrorismo. Il 14 gennaio informativa del governo alla Camera
December 29, 2025
La difesa di Hannoun: i suoi versamenti erano tutti tracciati
Mohammad Hannoun
Mentre, sul fronte politico, gli arresti di nove presunti finanziatori di Hamas, disposti dalla Dda di Genova la scorsa settimana nell’operazione “Domino”, continuano a suscitare prese di distanza da parte di numerosi leader del centrosinistra che negano imbarazzanti legami con Mohammad Hannoun - presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia e considerato il numero uno della cellula di Hamas in Italia -, sul piano giudiziario gli avvocati dello stesso architetto giordano studiano la linea difensiva in vista dell’interrogatorio di garanzia nel carcere di Marassi.
I legali di Hannoun, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo, hanno avuto un colloquio di due ore con il loro assistito: «È stato molto lucido e preciso nel ricostruire tutti i passaggi dei finanziamenti e adesso cominceremo a studiarli nei dettagli – hanno spiegato –. Ha sempre operato in maniera tracciabile e sempre con associazioni registrate, molte delle quali anche in Israele». Hannoun «chiarirà alcuni passaggi con la gip attraverso una dichiarazione spontanea ma su nostro consiglio non si sottoporrà a interrogatorio anche perché ancora non abbiamo ricevuto tutti gli atti depositati». Circa il fatto che, secondo l’accusa, Hannoun stesse fuggendo in Turchia gli avvocati hanno riferito che «lui in Turchia va costantemente per le attività di beneficenza e ci ha precisato che dal 7 ottobre 2023 (data del brutale attacco terroristico di Hamas ad Israele, ndr) non aveva più possibilità di operare dall’Italia e a causa del blocco dei conti doveva portare i contanti in Turchia o in Egitto». Per i legali, in vista del tribunale del Riesame, un nodo da sciogliere fondamentale è la natura e l'utilizzabilità della documentazione fornita da Israele e utilizzata dai pm genovesi per dire che le associazioni destinatarie dei finanziamenti sono in realtà in mano ad Hamas. Si tratta di materiale sequestrato o formato «sul campo di battaglia – hanno affermato i legali – e non sappiamo con quali modalità e garanzie procedurali o processuali vengono ricavate una serie di informative, che la giudice definisce documenti ma che per noi sono atti di indagine, da parte di una polizia estera e non di un'autorità giudiziaria la cui natura sarà oggetto di studio nelle prossime settimane»
Dalla procura di Genova si è appreso che sono sette gli indagati che hanno subito perquisizioni da parte della Digos e della Guardia di Finanza, oltre agli arrestati. Tra loro ci sono la moglie e i figli di Hannoun e la giornalista e attivista Angela Lano. Il numero complessivo degli indagati è di alcune decine. Nella sede romana dell’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, nel quartiere Centocelle, la polizia ha sequestrato poco più di 100mila euro. Dalle carte dell’inchiesta emerge che a Roma confluiva il denaro raccolto nel Centro e nel Sud Italia e poi, attraverso un referente, sarebbe stato consegnato alla sede di Milano, «sotto il diretto controllo, anche contabile, dei vertici dell’associazione».
Intanto, la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha stabilito che il 14 gennaio alla Camera si terrà una informativa del governo sul caso. E mentre il “Coordinamento dei giuristi e avvocati per la Palestina” (Gav) e il Coordinamento “Torino per Gaza” hanno espresso solidarietà all’indagato evidenziando «sconcerto per la grancassa mediatica» e definendo un «attacco repressivo» quello in atto, la politica resta in fermento. Silvia Salis, sindaca di Genova, ha annunciato querele: «Non sono mai andata in piazza con altri sindaci ad ascoltare Hannoun». Sulla stessa linea Avs: «Non abbiamo nulla di cui scusarci. Quereleremo chiunque continui a diffondere menzogne e ad accostarci ad Hamas» ha scritto Marco Grimaldi. Ma per Fratelli d’Italia «la partecipazione di molti sindaci ed esponenti di sinistra a quelle manifestazioni di solidarietà – ha osservato dice il senatore Paolo Marcheschi –, che si stanno invece rivelando vere e proprie raccolte fondi non a favore dei bambini di Gaza ma degli assassini che fiancheggiano Hamas, non può passare inosservata».

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