C'è chi dice no: come funziona a Udine il "divieto orario" all'azzardo

Il Comune dà un segnale forte contro la diffusione di slot e scommesse: apparecchi attivi non più di 8 ore al giorno e fino a 3mila euro di multa per le violazioni. Il sindaco De Toni: al centro la salute della comunità. Per la Caritas è la risposta a una emergenza sociale e culturale
December 30, 2025
C'è chi dice no: come funziona a Udine il "divieto orario" all'azzardo
«Questa ordinanza rappresenta un primo passo verso una logica di maggiore attenzione alle persone e alle categorie più fragili. Adeguiamo la città al contesto normativo regionale e iniziamo a intervenire in modo intelligente e coerente, introducendo orari meno attrattivi per giovani e anziani. L’obiettivo è limitare lo stimolo al gioco e rafforzare una cultura della prevenzione, mettendo al centro la salute e il benessere della comunità». Così il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, spiega l’ordinanza che entra in vigore il 1° gennaio e che stabilisce nuovi orari per le sale giochi e per l’uso delle slot machine (o comunque degli apparecchi con vincite in denaro). Con l’obiettivo, ben s’intende, di «limitare il gioco d’azzardo» e «rendere gli orari meno attrattivi per le fasce di popolazione più vulnerabili». Sono dunque previste due pause obbligatorie del gioco, dalle 13.00 alle 14.00 e dalle 19.00 alle 20.00. Durante le fasce di sospensione, tutti gli apparecchi dovranno essere effettivamente spenti. E tutti gli esercizi interessati dovranno esporre in modo ben visibile cartelli che indichino gli orari. Il mancato rispetto degli orari potrà comportare sanzioni amministrative pecuniarie comprese tra 500 e 3.000 euro. Chi non esporrà i cartelli informativi sarà punito con sanzioni più contenute, da 250 a 1.500 euro. Nei casi di violazioni ripetute, si incorre nello stop dell’attività per un periodo che può andare da dieci a sessanta giorni. Come ha spiegato il vicesindaco Alessandro Venanzi l’approccio scelto è «graduale», ancorché «orientato alla tutela della salute pubblica». Infatti le sale giochi potranno restare aperte per un massimo di 13 ore al giorno, nella fascia 07:00 – 01:00, mentre gli apparecchi presenti in esercizi commerciali saranno attivi 8 ore al giorno, tra 09:00 e 23:00. Le fasce di sospensione sono state suggerite dal Dipartimento delle Dipendenze e Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale. Dipartimento che ha individuato come l’orario compreso tra le 12.30 e le 14.30 risulti il più esposto per i giovani in età scolastica, mentre la fascia tra le 18.00 e le 20.00 sia quella in cui «si registra una maggiore frequentazione dei locali da parte di giovani lavoratori e di persone che vivono condizioni di fragilità o solitudine».
I Servizi regionali per le Dipendenze seguono ogni anno più di mezzo migliaio di persone affette da Disturbo da Gioco d’Azzardo; nel solo 2023 (ultimo dato disponibile), 165 nuovi utenti, con un aumento del 31 per cento rispetto all’anno precedente. Una quota significativa, stimata tra il 35 e il 40 per cento dell’utenza regionale, si concentra nel territorio dell’ex provincia di Udine. Il fenomeno è in crescita soprattutto tra i giovani, i giovani adulti e la popolazione anziana. Il cosiddetto gioco fisico (bingo, giochi numerici, lotterie, concorsi sportivi) genera un flusso economico mediamente vicino al miliardo e 200 milioni di euro. Quello online è ipotizzato attorno a 1 milione e 300 mila euro. In ogni caso la regione si distingue per virtuosità, registrando indici di gioco tra i più bassi a livello nazionale. Secondo i dati Federconsumatori riferiti al 2024, l’importo medio pro capite delle giocate sul complesso della popolazione residente è stato di 951 euro per il gioco nelle sale fisiche (rispetto a 1.563 di media nazionale): l’indice dei conti attivi online corrisponde invece a 0,21, restando al di sotto del valore nazionale pari a 0,34. Sono invece 22mila i ludopatici in Friuli Venezia Giulia, su una popolazione che conta circa 1,2 milioni di residenti. A partire dagli anni della pandemia, è in costante aumento il gioco a distanza. L’ordinanza di Udine fa riferimento alla legge regionale del 2014 sulla ludopatia, che – a sentire l’assessore Riccardo Riccardi – «ha prodotto uno sforzo importante per la prevenzione, il trattamento e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo», ma che «probabilmente va implementata per renderla più rispondente ai cambiamenti sociali avvenuti nell’ultimo decennio». Infatti, secondo l’esponente dell’Amministrazione regionale, «assistiamo, in particolare, a un processo di destrutturazione della società che aumenta il senso di solitudine nelle persone e le rende più esposte ai rischi connessi al gioco d’azzardo. Il tema della ludopatia non va affrontato con un approccio esclusivamente sanitario, in quanto porta con sé una componente sociale di sempre maggior rilievo». Da qui la necessità di un’alleanza interistituzionale che «abbracci anche i temi del presidio territoriale e le misure di integrazione sociosanitarie dei singoli Comuni».
«Dobbiamo dircelo, abbiamo uno Stato biscazziere. Questa è la verità», afferma don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas diocesana di Udine. «Ben vengano misure di contenimento come quelle in adozione a Udine, però è un’emergenza culturale, oltre che sociale, da affrontare. Perché ci affidiamo alla “fortuna”, specie in un tempo di difficoltà come quello che viviamo? Perché coltiviamo, quasi morbosamente, l’illusione, magari consapevoli che dietro l’angolo si nasconde la delusione? E lo Stato, su questo, ci gioca». La Caritas diocesana di Udine ha svolto un’azione pionieristica in proposito. Ha sostenuto l’associazionismo che per primo in Italia si è occupato della ludopatia. «Ma tanto, anzi il più – conclude Gloazzo – resta fa fare. Perché è tutta la cultura di oggi fondata sull’incertezza, sulla ruota della fortuna, sui giochi a premi – guarda caso, proprio a cena – e chi alza la voce per obiettare viene considerato un “poverino che non vuole il bene della gente, perché la gente vuole questo, si dice”».

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