sabato 23 settembre 2023
Lo sfogo del ministro che boccia i bonus: «No a prebende che illudono le persone e drogano l’economia». E per l’Istat il 110% ha annullato i progressi sul deficit. Nella Nadef soglia massima al 4%
Giorgetti: «I sussidi sono nocivi»
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«Limitarsi a intervenire con ogni genere di invenzioni pur di spendere denaro pubblico e sussidiare qualcuno o qualcosa, sempre più si è rivelato denso di conseguenze non volute e anzi nocive». Giancarlo Giorgetti torna per l’ennesima volta all’attacco del Superbonus. Con la manovra da disegnare e le risorse che non ci sono il ministro dell’Economia sottolinea al Cnel che «se badiamo solo alla distribuzione di prebende, sussidi, sovvenzioni e chiedendo allo Stato di finanziare quello che non possiamo permetterci non andremo lontani. Abbiamo già sperimentato l'effetto di politiche che illudono persone e drogano in modo effimero l'economia, pregiudicando la solidità della finanza pubblica». L’esponente della Lega non ha specificato a cosa si riferiva. Ma il riferimento ai bonus edilizi nei suoi interventi è scontato.

Tanto più che ieri anche l’Istat ha messo l’accento sui limiti posti dal 110% e dintorni sulla finanza pubblica. L’istituto di statistica ha rivisto al rialzo come previsto il Pil del 2021 di ben 1,3 punti (all’8,3%). Un aumento che, se ha prodotto un effetto positivo sul deficit dello stesso anno con un calo di 0,2 punti (circa 4 miliardi), non è stato sufficiente a ridurre l’indebitamento anche nel 2022. Perché, ha spiegato il capo della direzione per la contabilità nazionale di Istat, Giovanni Savio, «il Superbonus ha annullato i miliardi che erano stati portati dalla revisione». L’Istat segnala di aver fatto rivisto le uscite in conto capitale (5,8 miliardi di euro), una correzione dovuta proprio «alla spesa sostenuta per i bonus edilizi». Per il governo una cattiva notizia, anche se attesa, perché la revisione al rialzo del Pil non apre maggiori spazi fiscali negli anni successivi al 2021.

Per il 2022 l’Istat conferma così i numeri diffusi ad aprile: il Pil è al +3,7%, il deficit resta al -8%. Un dato che risente della richiesta di Eurostat dal governo di registrare come spesa i crediti del 110% nell’anno in cui sorge il diritto alla cessione, quindi quelli maturati nel 2022 non potevano essere spalmati su più anni. Ma è anche vero che il debito pubblico del 2022 è stato rivisto invece in calo al 141,6% del Pil. Nei conti economici nazionali dell’Istat pubblicati ad aprile il debito dello scorso anno era indicato al 144,4% del prodotto interno lordo, quasi 3 punti più alto di ora (anche se in termini assoluti la cifra resta invariata a 2.757 miliardi di euro). Una cifra che permette al M5s, grande sponsor dei bonus edilizi, di leggere i dati in modo diametralmente opposto a governo e maggioranza. «Buco di bilancio per il Superbonus? I numeri dell’Istat stroncano l’ennesima balla del governo - accusa Giuseppe Conte -, in un biennio con le nostre misure abbiamo avuto una crescita record del +12% e una riduzione del rapporto debito/Pil di ben 14 punti dal 2020 al 2022».

I nuovi dati non aggiungono chiarezza alla Nota di aggiornamento al Def, attesa per giovedì prossimo, nella quale saranno indicati le previsioni e gli obiettivi programmatici della finanza pubblica. Il quadro di riferimento su cui costruire la legge di bilancio. Di sicuro c’è il fatto che i margini di manovra per il 2024 sono strettissimi. Il deficit programmatico indicato per l’anno prossimo nel Def di aprile era al 3,7%, 0,2 punti in più del tendenziale, uno scarto da cui il Mef contava di ricavare 4 miliardi. Ma la maggior spesa per interessi e il rallentamento economica hanno già annullato questo margine. L’indebitamento potrebbe quindi essere ritoccato al rialzo, con il il 4% considerato come linea invalicabile. Le risorse in deficit su cui il governo starebbe ragionando (aumentandolo al massimo di 0,2-0,3 punti, ovvero 4-6 miliardi di euro) non saranno comunque nemmeno sufficienti a confermare il taglio del cuneo fiscale che vale 10 miliardi. Serviranno nuove entrate per trovare spazi e coprire una manovra che per ora - secondo indiscrezioni - potrebbe aggirarsi sui 20-25 miliardi di euro. Una parte arriverà dalla tassa sugli extraprofitti delle banche (tra i 2 e i 3 miliardi, se non verrà affossata nelle modifiche). Ma non si esclude anche una nuova tassa sui giochi. Mentre spunta (vedi articolo sotto) anche la sanatoria per le violazioni su scontrini fiscali e fatture.

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