giovedì 11 giugno 2009
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Un'ora di attesa, un quarto d'ora a colloquio con il presidente del Senato Renato Schifani e poi un discorso di un'ora calato su una platea composta di senatori, molte guardie del corpo e diversi ex ministri tutti chiamati per nome e indicati come amici. Se il presidente dell'Unione africana e leader libico Muhammar Gheddafi voleva stupire, si può dire che ha sicuramente centrato l'obiettivo sul piano scenografico. Per il resto, le cose che aveva da dire, si trattasse del passato coloniale dell'Italia o delle colpe degli Stati Uniti di aver alimentato il terrorismo di bin Laden, le ha dette esattamente come da lui ci si attendeva.Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente. Muammar Gheddafi lancia un attacco durissimo dal Senato e se la prende anche con le organizzazioni per la difesa dei diritti umani in una requisitoria di oltre un'ora, a braccio, a Palazzo Giustiniani, accanto al presidente del Senato Renato Schifani.   Un j'accuse pesante, quello del leader libico, che sceglie i toni alti rievocando il bombardamento americano di Tripoli e Bengasi, che nell'86 gli uccise una figlia adottiva e al quale scampò grazie all'avvertimento degli italiani, in particolare dell'"amico" Giulio Andreotti, allora ministro degli Esteri. Prole dure che sono state accolte con freddezza dal governo: "mica possiamo essere d'accordo su tutto", replica lapidario il ministro degli Esteri Franco Frattini ai giornalisti che gli chiedono di commentare le critiche agli Usa del colonnello. "Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?", chiede retoricamente Gheddafi, lo sguardo fisso sulla platea dei senatori, avvolto nel drappeggio della sua tunica immacolata. E insiste, "se Bin Laden non ha uno Stato ed è un fuorilegge, l'America è uno Stato con regole internazionali".Le parole del leader libico, giunto con un'ora di ritardo rispetto al previsto, sembrano trapassare le pareti della Sala Zuccari, dove è stato dirottato all'ultimo momento a causa delle proteste dell'Italia dei Valori e di una parte del Pd. E avrebbero avuto un impatto ancora più forte, drammatico, se fossero state pronunciate nell'Aula del Senato, scelta in prima battuta come sede dell'intervento del capo della Jamahirya e scartata ieri sera dalla Conferenza dei Capigruppo.Grazie agli Stati Uniti, oggi l'Iraq è diventato "un'arena aperta" per i terroristi di al Qaida mentre prima era una "fortezza contro il terrorismo", tuona il colonnello, e chiama in causa Saddam Hussein per una difesa a oltranza delle dittature e un attacco a quel 'diritto d'ingerenzà occidentale, in nome del quale sono state intraprese guerre come, tra le altre, quella dell'Afghanistan. Saddam "è stato accusato di essere un dittatore - continua il leader - ma che c'entrate voi"? Era forse "un vostro funzionario"?  D'altra parte, rincara poi nel suo intervento alla Sapienza, "l'America non vuole la libertà per i popoli, ma vuole colonizzare il mondo". Quindi, "lasciateci scegliere i regimi".   Un discorso che, 'democraticamentè, vale per tutti e si allarga fino al Vaticano, "rispettabile Stato teocratico con rappresentanze in tutto il mondo", affiancandogli Corea del Nord (che male c'è se vuole essere comunista?) e Afghanistan (che male c'è se è in mano ai mullah?). Non resta fuori neppure Satana, tirato in ballo a proposito del terrorismo che "condanniamo", ma "dobbiamo cercare di capire le ragioni vere di questo fenomeno pernicioso". E, per farlo, dobbiamo "dialogare anche con il diavolo, se necessario".
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