mercoledì 31 agosto 2022
L'Unione Europea divisa come al solito dagli interessi dei singoli. La Germania punta piuttosto al famoso «disaccoppiamento» dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas, ma si deve fare in fretta
Gas, alla ricerca di un nuovo modello di mercato. Olanda e Nord: no al tetto

Ansa/Epa

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La Germania vuole trovare modi a livello Ue per ridurre i prezzi dell’energia, ma resta dubbiosa sul tetto auspicato da Italia, Grecia, Belgio e altri Paesi. Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ieri ha fatto chiarezza dopo il rumore legato ai suoi contatti con il collega italiano Roberto Cingolani.

«È vero – ha dichiarato – che ho parlato con i colleghi europei. Ci sono notevoli problemi da risolvere e una serie di possibilità per influenzare i prezzi, e ne parleremo al Consiglio sull’energia» del 9 settembre. Salvo poi aggiungere: «Ci sono grossi problemi da affrontare se si sceglie un rigido tetto ai prezzi. Ci sono altre possibilità per influenzarli».

La Germania punta piuttosto al famoso «disaccoppiamento» dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas (misura caldeggiata da Francia, Spagna e Portogallo e inizialmente osteggiata da Berlino). «Si può cambiare il fatto – ha detto Habeck a Bloomberg – che i prezzi più alti determinino quelli di tutte le altre forme di energia. Lavoriamo duramente per trovare un nuovo modello di mercato».

Insomma, la questione del tetto formale al prezzo del gas rimane controversa (vari altri Paesi, soprattutto del Nord Europa, a cominciare dall’Olanda, restano contrari). La stessa Commissione Europea, che ci sta lavorando, resta perplessa. «In Spagna, che ha adottato tetti a livello nazionali – spiegano ad Avvenire fonti comunitarie – si è visto che poi è aumentato il consumo. Se si parla di tetti bisogna invece trovare il modo di ridurlo al contempo».

Due giorni fa la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha parlato di «riforma strutturale» ma anche di «interventi d’emergenza», ancora da precisare nelle proposte che l’esecutivo Ue dovrà presentare nei prossimi giorni. «Le conseguenze per famiglie e aziende non sono sostenibili - ha ribadito ieri via Twitter - dobbiamo affrontare questo problema insieme e con urgenza».

Tra tali interventi potrebbe figurare, a quanto si apprende, a parte eventuali tetti, anche un primo disaccoppiamento d’emergenza, magari mirato sul gas russo. «Una riforma del mercato elettrico richiede anni – ha commentato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire – invece dobbiamo muoverci molto più in fretta». Il disaccoppiamento vero e proprio, nel quadro della riforma generale del mercato dell’elettricità, dovrebbe entrare in vigore da inizio 2023.

Intanto, la presidenza ceca dell’Ue vede già effetti positivi dall’annuncio della riunione straordinaria: «I nostri sforzi per unire l’Unione nel tentativo di ripristinare la funzionalità dei mercati energetici –ha dichiarato via Twitter il ministro dell’Industria di Praga, Josef Sikela – stanno lentamente iniziando a dare i loro frutti. Il gas è sceso dal prezzo di venerdì di 339 euro al MWh a 260 euro (ieri ha chiuso a 254 euro ndr)».

Per la cronaca, non è scontato che la Commissione riesca a presentare proposte formali in tempo per la riunione del 9 settembre, in alternativa si parla di un documento informale lasciando le proposte vere e proprie a dopo il discorso di Von der Leyen sullo Stato dell’Unione il 14 settembre a Strasburgo.

Ieri intanto Gazprom ha confermato la sospensione dei flussi di gas attraverso il gasdotto Nord Stream fino alle quattro del 3 settembre. «Vi è una garanzia – ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov – che, a parte i problemi tecnologici causati dalle sanzioni, nulla interferisca con le forniture. La Russia era e rimane pronta ad adempiere a tutti i suoi obblighi». Tesi sempre costantemente confutate da parte occidentale. Ieri colpita è stata anche la Francia, in particolare il colosso energetico Engie, che comunque importa dalla Russia appena il 4% del gas.

«Gazprom – si legge in un comunicato – ha informato il gruppo Engie della riduzione delle sue consegne di gas a partire da oggi (ieri ndr), a causa di un disaccordo tra le parti sull’applicazione dei contratti». «È evidente – ha dichiarato il ministro per la Transizione energetica di Parigi Agnès Pannier-Runacher – che la Russia sta utilizzando il gas come arma di guerra e noi dobbiamo esser pronti allo scenario peggiore, una completa interruzione delle forniture».

Ieri comunque Von der Leyen ha annunciato che è stato «raggiunto la media Ue di riempimento degli stoccaggi dell’80%, l’obiettivo fissato per quest’ anno».

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