mercoledì 30 dicembre 2020
La segretaria generale della Cisl: sul Recovery il confronto sia vero. L'autosufficienza ha prodotto immobilismo
Annamaria Furlan

Annamaria Furlan - Fotogramma

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«È un’Italia affaticata. Quasi piegata. Un’Italia dove crescono le diseguaglianze sociali. Dove cresce la povertà. Dove il Sud arranca...». Annamaria Furlan è da tre ore collegata in teleconferenza con i lavoratori della Whirlpool. È un confronto amaro. Dove prendono forma le paure per un futuro che l’emergenza Covid ha reso ancora più complicato. La testa della segretaria generale della Cisl è sul Paese che soffre. Sulla «fine del blocco dei licenziamenti oramai dietro l’angolo». Sulle «troppe vertenze aperte da mesi».

Riflette in silenzio Furlan poi indica un primo obiettivo al governo Conte: «Guai sprecare la grande occasione del Recovery Fun. Bisogna stringere. Bisogna selezionare le priorità e non disperdere le risorse. E mettere in campo ogni strumento per accelerare gli investimenti pubblici». Una pausa. Poi un nuovo messaggio: «Noi, come Cisl, siamo già pronti con un pacchetto dettagliato di proposte concrete. E siamo pronti a presentarle al Paese nei prossimi giorni. Il sindacato c’è. È in campo. E non daremo deleghe in bianco a nessuno».

Crede che manchi una strategia nell’azione del governo?

Sì, manca una strategia, un progetto. Una visione condivisa con le forze sociali e produttive del Paese. Questo è il grande limite del governo: non aver compreso la gravità della crisi economica, non aver capito che si volta pagina solo con un patto sociale forte e con scelte condivise. Concertazione non è una brutta parola, è la politica vera.

Conte sul Recovery fund dice confronto da gennaio...

Aspettiamo il presidente del Consiglio alla prova dei fatti: non bastano annunci e non servono promesse. Vedremo se davvero nel 2021 si vedrà un cambiamento concreto nella linea del governo. Se ci sarà un dialogo vero e costruttivo con il sindacato. A partire dall’utilizzo delle risorse europee. Non è un auspicio, è una richiesta forte: serve una condivisione dei provvedimenti necessari a ricostruire il Paese con il massimo di unità, responsabilità e coesione sociale. Con la stessa forza lo chiedono la Commissione Europea e il nostro presidente della Repubblica Mattarella.

Nemmeno la legge di bilancio vi ha convinto.

È priva di quegli elementi strategici vitali per il rilancio del Paese. Non c’è una risposta adeguata sulla sanità, dove non si interviene per coprire i vuoti di organico e le carenze di mezzi. Ci sono poi centinaia di migliaia di lavoratori senza indennità, sostegni e protezioni sociali. E non ci sono risorse per le politiche attive. Certo che se il governo avesse aperto un vero confronto con il sindacato avremmo cercato di evitare così tante lacune e così tante incongruenze.

Come si è mosso Conte e quali errori poteva evitare?

Conte ha appena riconosciuto il ruolo responsabile delle parti sociali durante questi mesi così drammatici. Ha pure ricordato la stipula dei protocolli che abbiamo condiviso insieme sulla sicurezza nelle aziende e nei luoghi di lavoro. Ma il problema è che dopo quei protocolli il governo ha abbandonato la strada del dialogo sociale con la sola eccezione dell’accordo sulla cassa integrazione e sulla proroga fino al marzo del blocco dei licenziamenti. Ha fatto poco. E l’autosufficienza del governo ha prodotto solo immobilismo e ritardi nelle scelte. Si è visto con il Recovery fund e con la vicenda stucchevole del Mes sanitario. I ristori? Un provvedimento utile ma non basta. Per risollevare l’Italia bisogna sbloccare le infrastrutture, puntare sull’innovazione, la ricerca, la banda larga per tutti.

Il cashback non è l’ennesima mancia che costa tanto e va anche nelle tasche di chi non ne ha bisogno?

È un provvedimento che incentivando l’uso della carte di credito può servire a combattere l’evasione. Ma senza una riforma fiscale complessiva ed una rimodulazione del carico tributario, si rischia di premiare anche chi obiettivamente ha meno bisogno. Questa è un’altra lacuna della legge di bilancio.

Qualcuno agita il fantasma del voto anticipato...

Non entro nelle dinamiche politiche, io faccio un altro mestiere. Ma certo la confusione ed il clima di rissosità che regna in questo momento nel dibattito politico, probabilmente è frutto anche di una linea autoreferenziale del governo. Oggi al contrario è indispensabile allargare il dialogo e la partecipazione alle scelte, come hanno fatto altri Paesi a cominciare dalla Germania.

Parte la vaccinazione: giusto ipotizzare l’obbligo se i numeri non dovessero essere quelli che il governo si aspetta?

Noi pensiamo che per affrontare la grave emergenza sanitaria, oggi sia opportuna la massima diffusione del vaccino, fino - se necessario - a renderlo obbligatorio per tutta la popolazione. Poi è chiaro che è una scelta seria che spetta alle istituzioni in raccordo con le autorità sanitarie. Qui è in gioco la salute di milioni di italiani e italiane, dopo la tragedia che abbiamo vissuto in questi mesi con migliaia di vittime, famiglie distrutte, un’economia in ginocchio. Io sono stata e rimango una ferma sostenitrice dei vaccini. Quando toccherà a me, sarò ben felice di vaccinarmi e spero che il vaccino sia reso disponibile presto per tutti gli italiani, a partire dalle persone più esposte al contagio ed in prima linea contro il Covid. Questa è la prima battaglia che dobbiamo vincere come Paese.

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