sabato 21 maggio 2011
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Una protesta unificata di tutte le opposizioni contro l’intervento a reti quasi unificate del premier. Silvio Berlusconi - che recupera, con gli interessi, dopo la pausa di silenzio seguita allo lo choc del voto - ottiene il risultato di ricompattare le opposizioni che insorgono con durezza e decisione, tutte, compreso chi aveva scelto la neutralità al ballottaggio. L’incursione sulle reti di proprietà (ma ugualmente soggette alla par condicio), ma anche sulle reti pubbliche di Tg1 e Tg2 fa riesplodere lo scontro politico nazionale, ribaltando quelle che sembrava una scelta fatta dal premier: lasciare tutto l’impegno e la responsabilità ai livelli locali. Anzi è proprio l’equidistante (ai ballottaggi) Udc la più dura, parlando di «Berlusconi e Tg fuori dalla legalità». Lui sostiene di essere «turbato» dalla vista delle bandiere rosse a Milano e definisce «violente» le sinistre che potrebbero governare il capoluogo lombardo? Pier Luigi Bersani parla di «una situazione da Bielorussia» e sfida il premier ad un confronto televisivo.L’«invasione» dei media da parte del Cavaliere scatena insomma la reazione rabbiosa delle opposizioni che annunciano un presidio, già oggi, davanti all’Autorità per le comunicazioni chiedendo che essa intervenga preventivamente e non dopo, come è accaduto nelle scorse settimane. Una protesta durissima contro il «Berlusconi a reti unificate», secondo l’espressione coniata da Carlo Rognoni del Pd e fatta propria anche da altri esponenti di punta, come il capodelegazione a Strasburgo David Sassoli, quello a Palazzo Madama Anna Finocchiaro e dal senatore Idv Pancho Pardi, che parla di «golpe mediatico» e invita l’Authority per le comunicazioni ad intervenire subito con «un’opera di moral suasion sui direttori».Un intervento «immediato» dell’AgCom lo chiede anche Antonio Di Pietro, affinché l’Autorità imponga ai Tg un «rapido riequilibrio delle presenze Tv» nei prossimi giorni. Iniziativa condivisa anche da Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai, che guida il gruppo di ascolto costituito da tutte le opposizioni (Pd, Udc, Fli, Api e Idv). Già un precedente esposto all’Agcom, come si ricorderà, il 10 maggio scorso aveva portato l’Autorità a rilevare uno squilibrio dei Tg a favore del centrodestra. «Non è accettabile - tuona Bersani - che l’Autorità garante delle comunicazioni abbia annunciato che si riunisce mercoledì. A babbo morto. È una cosa inaccettabile – insiste Bersani – le testate non si mettono a disposizione di una telefonata del presidente del Consiglio, non siamo in Bielorussia, noi non ci stiamo e rompiamo questo giocattolo». Già, ma come, se l’AgCom non dovesse intervenire preventivamente? «All’invasione televisiva di Berlusconi non daremo copertura in nessun modo, anche se qualche testata ci sta chiedendo di mettere la foglia di fico della par condicio», avverte Bersani.A difendere il premier è Alessio Butti, componente della commissione di Vigilanza Rai: «Bersani, Finocchiaro e compagni vorrebbero imbavagliare il presidente del Consiglio. Secondo costoro il contraddittorio deve valere quando parla Berlusconi in qualità di presidente del Consiglio e non vale più quando a parlare sono i giornalisti inginocchiati al centrosinistra che sistematicamente attaccano la maggioranza». E cita come esempio Michele Santoro.Dura la risposta dell’Udc. «Oltre a dimostrare di non aver capito nulla di quanto è avvenuto con il primo turno, Berlusconi si preoccupa solo di sfruttare la sua posizione privilegiata», attacca Roberto Rao, anche lui componente della Vigilanza, che ne ha pure per i Tg, «compresi quelli destinatari delle sanzioni dell’AgCom di pochi giorni fa», che «si comportano come se le norme della par condicio e gli interventi sanzionatori della stessa Autorità non esistessero, ponendosi gravemente fuori della legalità».
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