venerdì 6 gennaio 2023
La malattia, le visite delle autorità e dei comuni cittadini, la preoccupazione "per i miei poveri"
Fratel Biagio Conte in una foto di archivio. Al momento il missionario laico si trova in gravi condizioni a causa di un tumore e nel giorno dell'Epifania nella sede della Missione speranza e carità di Palermo, la cittadella dei poveri da lui fondata si è recato l'arcivescovo Lorefice a celebrare la Messa e a portare conforto a Fratel Biagio Conte

Fratel Biagio Conte in una foto di archivio. Al momento il missionario laico si trova in gravi condizioni a causa di un tumore e nel giorno dell'Epifania nella sede della Missione speranza e carità di Palermo, la cittadella dei poveri da lui fondata si è recato l'arcivescovo Lorefice a celebrare la Messa e a portare conforto a Fratel Biagio Conte - Fotogramma

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Si sono incontrati, ancora una volta, venerdì mattina, come era già avvenuto in un cammino di amicizia. Disteso sul letto che lo ospita da mesi, Biagio Conte, missionario laico di Palermo, fratello degli ultimi, che affronta la gravità del tumore con cui combatte da tempo; accanto a lui, l’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, con il conforto di una carezza paterna.

Nella stanza trasformata in corsia ospedaliera della Cittadella del povero e della speranza di via Decollati, uno dei luoghi in cui Fratel Biagio ha preso dimora per aiutare chi soffre, è stata un’Epifania di commozione e di gioia.
La visita dell’arcivescovo, la splendida giornata di sole, anche a gennaio, i canti e le preghiere hanno illuminato la fede e le lacrime di una esperienza suprema. Ogni giorno è così. L’uomo che ha seminato il bene, con la sua opera, con i suoi pellegrinaggi, con la sua generosità, calzando i sandali e indossando un saio, non è mai solo.

L’arcivescovo Lorefice ha celebrato la Messa davanti a un centinaio di persone, nel cortile della Cittadella. Con lui, don Pino, il braccio destro di Biagio Conte, don Sergio e don Maurizio della parrocchia di San Gaetano a Brancaccio.
«È bello che possiamo celebrare l’Eucarestia qui insieme a Biagio – ha detto l’arcivescovo, nella sua commossa omelia –. Noi annunziamo che Gesù è il Signore e che lui è l’unico che ci può liberare dal peccato e dalla morte, il peccato che alberga nel cuore degli uomini, che crea vittime, ingiustizia, povertà, separazione, guerra. Gesù ci ricorda che in Dio c’è misericordia e vita».
«Noi siamo qui per annunziare la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte – ha continuato monsignor Lorefice –. Oggi noi celebriamo la nostra speranza. Noi cristiani non siamo mai disperati, conosciamo la prova, ma non la disperazione. Ci stringiamo a Biagio, con grande affetto. Siamo qui per dire la nostra vicinanza, siamo qui per pregare, per sostenerlo. Lui è colui che diventa la nostra stella, perché ci conduce all’essenziale. Continuiamo ad apprendere da Biagio che ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita. E per questo lo ringraziamo».

C’è un incessante viavai, in via Decollati a Palermo. Una processione che vede insieme tutti: personaggi pubblici come una miriade di cittadini. In forma privata, si sono recati al capezzale di Biagio Conte sia il presidente della Regione, Renato Schifani, che il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Fioccano le testimonianze. Giuseppe, capelli bianchi e sorrisi, veglia, con Paolino, il suo piccolo cane dagli occhi grandi: «Biagio e Paolino sono amici da quando era con il sacco a pelo alle Poste per il digiuno – spiega Giuseppe, con semplicità – si conoscono da allora». Fu uno dei tanti momenti di mortificazione e riflessione con cui il fondatore della Missione sferzava l’indifferenza al cospetto della povertà.

Nicolò Borsellino, l’oncologo che ha in cura Fratel Biagio, racconta: «Quando gli ho comunicato la diagnosi pensavo che avesse, come è normale che sia, un attimo di smarrimento, una reazione emotiva. Lui ha chiamato tutti quelli che erano nella stanza d’ospedale e abbiamo pregato insieme. Poi mi ha detto: “Nicolò, penso ai miei poveri, ma so che Gesù non li abbandonerà mai’”. Questa è la lezione di un uomo, con i sandali ai piedi del suo letto, che continua a pensare agli altri, non a se stesso, nell’ora della prova.

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