Precipita la situazione in Libia, dove oltre agli scontri tra i ribelli e le forze lealiste al rais di Tripoli, si sono aggiunti i raid aerei dei Paesi che hanno detto «sì» alla risoluzione Onu 1973, la quale impone la no fly zone sul Paese africano e la tutela dei civili. «Per ora piovono solo bombe», dice perplesso il presidente della Lombardia Roberto Formigoni. «Sono preoccupato – aggiunge ancora – soprattutto per i civili e per la comunità cristiana in Libia». Poi non risparmia accuse a Francia e Gran Bretagna per la condotta che hanno assunto in queste prime ore di conflitto, mentre appoggia il governo italiano per le sue prese di posizione: «È sacrosanta la promessa di togliere le basi alla coalizione se la gestione della campagna militare non finisce sotto la guida della Nato. I norvegesi se ne sono già andati...». Non solo, Formigoni ritorna poi sull’altro problema spinoso: i profughi e gli immigrati. «Siamo pronti a fare la nostra parte – dice sicuro –, ma l’Europa ha il dovere di farsi carico della questione. Così come Francia e Gran Bretagna che sono passate all’azione così alla svelta. Non potranno poi chiamarsi fuori».
Effettivamente la situazione sul campo sembra confusa, sia dal punto di vista militare che da quello politico. I bombardamenti per colpire Gheddafi, sembrano al di là del mandato Onu...Quando si fanno operazioni di questo tipo ci vuole o ci vorrebbe una grande concordia e rispetto degli altri. E certamente il comando è meglio che sia nelle mani internazionali piuttosto che nelle mani di un solo Paese. Poi è da capire la strategia. Qual è l’obiettivo?
Forse paghiamo le titubanze iniziali e forse una troppo indulgenza nei confronti di alcuni atteggiamenti di Gheddafi.Si è concesso troppo al “folklore” del personaggio Gheddafi. Così come si poteva stopparlo quando parlava di “islamizzazione dell’Europa”. Ma con la Libia sono state fatte anche delle buone cose. Tuttavia il comportamento della Francia e della Gran Bretagna che hanno dato il via ai bombardamenti è stato eccessivo, anche perché la risoluzione votata con l’astensione di 5 Paesi, fra l’altro molto importanti, è generica e non dice nulla sul dopo Gheddafi. Una situazione che rischia di penalizzare l’Italia che ha legami storici con la Libia. E poi non è che con Tunisia ed Egitto, Francia e Gran Bretagna ci abbiano preso molto.
Insomma si rischia di rimanere impantanati nell’avventura africana?Non dico questo. Ma chi sono questi ribelli? Il dopo Gheddafi che cosa ci porterà? Iraq e Afghanistan non ci hanno insegnato nulla? Forse bisognerebbe aprire una riflessione sui fallimenti di operazioni militari mal pensate e ricalibrare l’aiuto umanitario.
Intanto però, ora ci siamo dentro...Proprio per questo è sacrosanta la promessa di togliere le basi alla coalizione, se il comando e il coordinamento non viene affidato alla Nato.
Non c’è solo l’aspetto militare, c’è anche quello legato ai profughi e ai clandestini.Con i profughi faremo la nostra parte. Come Regione Lombardia ho già sentito i prefetti per le disponibilità. I clandestini sono un altro discorso. Di sicuro c’è timore per possibili infiltrazioni terroristiche. Tuttavia per lo sviluppo dell’Africa l’Europa dovrebbe pensare a un grande piano Marshall.