sabato 31 gennaio 2009
Il governatore della Lombardia in un intervista al quotidiano la Repubblica spiega perché la Regione ha negato alla Englaro il ricovero nelle sue strutture per porre fine alla sua vita. Grechi: «La Corte d'Appello non ha invaso territori altrui».
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Eluana Englaro «respira, ha una vita piena», e poi «non ci sono ancora leggi che parlano del fine-vita e c'è una magistratura che non chiarisce». Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, torna sul caso Englaro, e non ha dubbi: «il servizio sanitario nazionale non ha alcun protocollo sul tema e la sentenza (di Corte d'appello, Cassazione e Tar, ndr.) non sospende niente. Noi delle Regioni siamo tra due fuochi dal punto di vista giuridico.  E io sono orgoglioso di tutelare una vita». Quella vita «dovuta ai progressi della medicina la dico piena», insiste il governatore lombardo, «non la augureremmo a nessuno, ma suscita amore, no? Sappiamo che cosa passa nelle teste di queste persone? Aiutiamole per come possiamo». E spiega: «Il mio amico Gianni, di cui Repubblica ha scritto, sta nella stanza accanto a Eluana e io lo vado a trovare. Gianni è lui, respira, dorme, si sveglia, sbadiglia, si agita, ogni secondo nella sua vita avvengono cose. Come si fa a dire che è un vegetale? Se esiste una minima possibilità di risveglio, non si perde la speranza». Da qui la richiesta: «Domando alla magistratura cose più chiare. C'è incertezza. Meglio dieci colpevoli fuori che un innocente in galera, non si dice così? E allora meglio dieci casi incerti, che uno vivo mandato a morte». Grechi. Intanto presidente della corte d'appello Giuseppe Grechi in un passaggio del discorso scritto in occasione dell'inaugurazione  dell'anno giudiziario facendo riferimento al caso di Eluana  ha dichiarato che la Corte «non ha invaso territori altrui».  Aggiungendo che «In uno stato di diritto il  giudice non può rifiutare una risposta per quanto nuova o difficile sia la domanda di giustizia che gli viene rivolta».

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