sabato 6 maggio 2017
Sabato 6 e domenica 7 maggio in piazza la campagna «Abbiamo riso per una cosa seria», promossa da Focsiv, Coldiretti e Campagna Amica. Si può comprare un pacco di riso o donare con un sms solidale
Focsiv: essere uomini e non più «caporali»
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Un chicco di riso in difesa di «chi lavora la terra» con una particolare attenzione oltre che alla agricoltura familiare – ed è la novità di quest’anno – alla lotta al caporalato e alle agri-mafie internazionali. Giunta alla XV edizione, la campagna «Abbiamo riso per una cosa seria», promossa da Focsiv – Volontari nel mondo, assieme a Coldiretti e Campagna Amica, arriva sabato 6 maggio e domenica 8 maggio nelle piazze italiane.

L’agricoltura familiare, come strumento di cooperazione Nord-Sud del mondo ma anche come strumento di integrazione nella società italiana. La campagna (www.abbiamorisoperunacosaseria.it), con il patrocinio del ministero delle politiche agricole e sostenuta dai Centri missionari diocesani, oltre alla tradizionale vendita di riso nelle mille piazza italiane, per il secondo anno si avvale di donazioni tramite sms da cellulare o con chiamata da rete fissa al 45529 per realizzare un unico grande progetto. Si tratta di finanziare 41 interventi delle ong di Focsiv nel mondo a favore di poco meno di 120mila famiglie di contadini soprattutto in Africa, ma anche America Latina, AU sia ed Europa: progetti rivolti principalmente alla formazione agricola fornendo ai contadini tecniche di coltivazione ecosostenibile in modo da salvaguardare la biodiversità e promuovere un’alimentazione sana. È il modello dell’agricoltura familiare come risposta alla crisi globale, ai cambiamenti climatici, alle migrazioni.

Dopo 15 anni di campagne nazionali è nato un «grande movimento che ribadisce come nessuno di noi sia disposto a delegare alcuno per ciò che ci riguarda più da vicino: il liberarci dalla schiavitù dei prezzi imposti dalle multinazionali dell’agroalimentare, dal fenomeno del caporalato, dai condizionamenti dell’agribusiness, dai cambiamenti climatici e dalle cause che portano all’emigrazione di milioni di persone», afferma il presidente di Focsiv Gianfranco Cattai.

Un movimento che nasce dalla consapevolezza che «solo dall’agricoltura familiare si può avere una risposta alla fame, al bisogno di lavoro e allo sviluppo umano secondo una visione più equa e più giusta di democrazia alimentare e di ecologia integrale », conclude Cattai. La campagna «Abbiamo riso per una cosa seria per realizzare» è pure l’occasione di aprire – dopo quello dell’anno scorso a Nardò – un Villaggio solidale a Rosarno.

L’obiettivo è offrire alloggio dignitoso e mezzi di trasporto per giungere nei campi dove i lavoratori stranieri saranno impegnati nel lavoro di raccolta stagionale: «Tutti i lavoratori saranno rigorosamente assunti con contratti di lavoro. Verrà loro garantita una sistemazione adeguata, acculturamento con corsi di lingua e formazione professionale, oltre a un contatto con la rete del volontariato locale» spiega Romano Magrini, responsabile lavoro di Coldiretti.

Un pacco di riso per la lotta al caporalato, ma non solo in quella che vuole essere una alleanza tra i contadini italiani e del resto del mondo insieme ai consumatori. L’agricoltura familiare vuole difendere un modello di produzione virtuoso: la maggior parte della produzione – una forma di democrazie alimentare e molto spesso di promozione della donna – viene destinata al proprio consumo, mentre il restante viene messo in vendita a un prezzo non soggetto alle speculazioni. Questo rappresenta una risposta sostenibile alla fame, rispettando colture e culture dei diversi popoli, ma anche favorendo un più ampio sviluppo delle economia locale non soggette al modello delle multinazionali.

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