venerdì 18 febbraio 2011
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«Sarebbe davvero inutile negare l’evidenza: Futuro e Libertà vive un momento difficile, la fase più negativa da Mirabello». Ora lo ammette anche Gianfranco Fini. Dopo Giuseppe Menardi, che con la sua uscita ha fatto saltare i numeri per il gruppo autonomo a Palazzo Madama, annuncia il ritorno nel Pdl anche il senatore Franco Pontone, con l’ulteriore significato che la defezione dello storico tesoriere comporta per il ruolo da lui svolto nell’arcinota vicenda della casa di Montecarlo. Sul piede di partenza vengono dati anche i senatori Saia e Digilio e Baldassarri. Si fa prima a dire che rstano con certezza solo Valditara e De Angelis. Anche se nessuno si è dimesso dal gruppo di Pasquale Viespoli, gruppo che dunque resta in vita "sospeso" da Fli. Mentre alla Camera torna nel Pdl Roberto Rosso, stesso finale annunciato anche per la "fiction" a più puntate di Luca Barbareschi.Il presidente della Camera, che inutilmente sabato notte aveva tenuto un caminetto nel suo albergo milanese per tentare di ricomporre le divisioni sulla nomina a vice unico di Italo Bocchino, ora affida il suo sfogo a un articolo per il Secolo d’Italia. Ammette lo «sconcerto» e quasi mette nel conto altri passaggi che «ovviamente fanno gioire i sostenitori del presidente Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza alla Camera. Ipotesi verosimile - è il passaggio più duro - vista l’aria che tira nel Palazzo e le tante armi seduttive di cui gode chi governa e dispone di un potere mediatico e finanziario che è prudente non avversare direttamente. Eppure - sprona i suoi - proprio qui sta il punto che ci deve indurre a perseverare».«Potrei querelarlo, ma altri 4 o 5 mi seguiranno», si dice certo Menardi, contenendo a fatica l’ira. Ma non è l’unico affondo duro di Fini: «La difficoltà di Fli e la ritrovata baldanza dei gerarchi del Pdl sono infatti fenomeni tutti interni al ceto politico», sottolinea, spiegando che invece la scommessa di Fli è nella Rete, nella società. «Nella quale - assicura Fini - il clima è diverso: c’è preoccupazione per la situazione economico-sociale, indignazione per il degrado in primo luogo morale che caratterizza lo scontro politico.E a chi parla di rischi di deriva a sinistra, Fini replica così: «Ci riconosciamo e intendiamo agire nell’ambito dei valori e della cultura politica del centrodestra, senza derive estremiste o sinistrorse», assicura. Un progetto, quindi «che va spiegato agli elettori più che agli eletti. Solo quando si apriranno le urne, accada tra poche settimane o tra due anni - avverte Fini -, sapremo se avremo vinto la nostra battaglia».
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