martedì 7 marzo 2023
Si punta a portare il ddl in Parlamento ad aprile Leo: «Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa». Il nodo delle risorse necessarie
Tre aliquote Irpef e stretta sulle detrazioni
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Il disegno di legge delega sulla riforma del fisco approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri la prossima settimana, dopo lo stop che era stato sancito nella scorsa legislatura per la caduta anticipata del governo Draghi. Dopo averlo anticipato già nelle settimane scorse, il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato ieri i tempi previsti dall’esecutivo, fissati per metà marzo. La novità principale è la conferma di portare l’Irpef da quattro a tre scaglioni di reddito, con relativa riduzione delle corrispondenti aliquote. Un primo passo verso la semplificazione e riduzione delle aliquote era stato già compiuto sempre dall’esecutivo Draghi, che lo scorso anno nella manovra aveva comunque ridotto gli scaglioni da cinque a quattro nel tentativo di rendere più equa la principale imposta dello Stato, che garantisce al sistema quasi la metà delle sue entrate e che grava quasi esclusivamente sui lavoratori dipendenti. Il governo Meloni passa ora da quattro a tre aliquote secondo una visione di riforma che il centrodestra immagina da tempo. L’obiettivo è quello di ridurre l’imposizione fiscale generale, ma senza compromettere l’equilibrio dei conti. «Avvieremo un processo di riduzione del carico fiscale», ha assicurato il titolare del dicastero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aggiungendo però che la riduzione sarà un «processo graduale».

In questi mesi, il gruppo di studio sulla riforma, creato al ministero di via XX Settembre da Maurizio Leo ha elaborato diversi schemi di tenuta di un sistema basato su tre aliquote. «Penso che ci siano le condizioni per arrivare a un sistema a tre aliquote, ci stiamo lavorando con la Ragioneria», ha detto il viceministro. Per recuperare il mancato gettito si ricorrerà a una revisione e riduzione delle agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni, che ormai ammontano a oltre 600 e che, ha rilevato Leo, «cubano circa 156 miliardi di euro» di mancate entrate. «Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote». Il precedente governo per ridurre le aliquote Irpef aveva messo in bilancio una copertura di sette miliardi di euro per i mancati incassi. Ora il governo Meloni tenta di andare oltre.

Ma agire sull’Irpef è impresa delicata se non altro perché si opera sul primo pilastro del sistema fiscale (l’altro è l’Iva). Secondo il preconsuntivo del bilancio dello Stato diffuso ieri dal Mef, nel 2022 l’Irpef ha portato alle casse dell’Erario 205,8 miliardi di euro. Di questi 81 circa provengono dai dipendenti del settore pubblico e 85,6 dai dipendenti del settore privato. Per avere un’idea delle proporzioni, le entrate tributarie complessive nel 2022 sono state pari a 544,5 miliardi. L’Iva, pagata dai consumatori finali, ne vale 171,6 miliardi. «Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa», confida il viceministro Leo, professore e avvocato tributarista. Il pacchetto che sarà presentato in Consiglio dei ministri si prefigge di riordinare «tutto il sistema tributario ». Non solo Irpef quindi, ma anche interventi sull’Ires, l’Iva e altri tributi minori, alcuni dei quali si possono anche eliminare, rendendo più coerente l’ordinamento italiano con «le regole dell’Unione Europea e internazionali », ha sottolineato Leo.

Nella nuova riforma confidano i proprietari di negozi e locali commerciali, che da tempo chiedono di una cedolare secca (cioè un’Irpef ad aliquota agevolata) anche su questi immobili. Così come le famiglie che fanno capo alle Acli, che vorrebbero poter detrarre il costo di badanti, baby sitter, assistenti domestici. Ma la soluzione potrebbe anche essere di equiparare le famiglie alle imprese, prevedendo la deduzione del costo del dipendente dal reddito complessivo della famiglia. «La riduzione a tre delle aliquote va esattamente nella direzione da sempre auspicata da Forza Italia - ha concluso il senatore Dario Damiani, capogruppo di Fi in commissione Bilancio . Una riforma organica del sistema è proprio ciò che chiediamo da sempre». Se i tempi saranno rispettati, il disegno di legge dovrebbe poi approdare in Parlamento fra fine marzo e i primi di aprile.

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