lunedì 15 gennaio 2024
L’ex ministro, ora in “Tempi nuovi”: «Io non mi candiderò più. Il processo sarà ancora lungo. Non funziona farsi concavi e convessi per non disturbare in casa d’altri»
Giuseppe Fioroni

Giuseppe Fioroni - Ansa

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Beppe Fioroni è ex di molte cose - sindaco di Viterbo, ministro dell’Isruzione, leader dei popolari del Pd - e oggi con la sua formazione “Tempi nuovi”vuole contribuire alla nascita, se possibile già alle Europee, di un nuovo centro. Che considera il luogo naturale dei cattolici. «Ma mi consenta una premessa...».

La faccia.
Non farò mai più il candidato, né a questa né ad altre competizioni. Il mio impegno lo vivo come un dovere morale perché una tradizione politica che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo del nostro Paese non scompaia ma possa essere tramandata alle giovani generazioni.

Da dove ripartire?
Dalle parole di papa Francesco ai diplomatici con cui ha definito la politica un dovere morale da esercitare per il bene di tutti, perché non sia solo lotta per il potere, ma torni a essere la «più alta forma di carità» nella definizione di Paolo VI. La deriva che vediamo, dall’utero in affitto alla droga libera, alla messa in discussione dell’istituto familiare impone di esserci, in difesa del diritto naturale e della centralità della persona a cui s’ispira la Costituzione, proprio su iniziativa dei cattolici.

Con motivazioni di questo tipo, con l’elezione di Elly Schlein lei ha lasciato il Pd.
Non è più quel partito di cui sono stato primo segretario organizzativo con Veltroni, incrocio fra culture che hanno fondato la Repubblica. È diventato un partito di sinistra che sui diritti ha posizioni inconciliabili con la nostra cultura.

Con le stesse motivazioni,però, molti cattolici si sono spostati a destra.
Si ripete lo stesso errore di 30 anni fa. Quando, il 18 gennaio 1994, Gabriele De Rosa lanciò un appello, 75 anni esatti dopo quello di Sturzo ai “liberi e forti”, a dar vita al Partito popolare, erede diretto della Dc. Invece di interrogarsi sui contenuti, sui valori comuni da portare avanti ci si divise sulle alleanze da scegliere. L’appello del professor De Rosa alla moderazione, alla temperanza, al riformismo, indicava, allo stesso modo di Zaccagnini nel 1975, una collocazione che non poteva essere che al centro, al servizio del bene comune e dell’unità del Paese. Non ci si può rendere «concavi e convessi», per non disturbare, in casa d’altri. Per questo ho lasciato il Pd, per questo non sono andato a destra.

C’è spazio per il centro alle Europee?
Me lo auguro, lavoro per questo. Da molto tempo il primo partito è l’astensione e c’è uno spazio enorme per una nuova offerta politica. Ma occorre coraggio, occorre responsabilità nel rinunciare ognuno alle proprie rendite di posizione e umiltà nel saper fare un passo di lato. Non so se ce la faremo, in ogni caso bisogna essere consapevoli che sarà un processo lungo, non si deve avere l’ossessione di vincere subito.

Lei ha presieduto l’ultima commissione sul caso Moro e l’associazione “Tempi nuovi” fin dal nome si richiama proprio a lui. La sua profezia sulla Dc - “il mio sangue ricadrà su di voi”- sembra avverarsi...
Guardo a Moro per la straordinaria capacità che aveva nell’interpretare i segni dei tempi. Ce ne sono di enormi, oggi, ed è arrivato il momento di saperli cogliere. Ora o mai più.

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