mercoledì 12 ottobre 2011
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« Sarà un segnale forte. Quasi una luce in questo Paese piegato da una crisi che fa sempre più male e che spinge troppi di noi a rinchiudersi nell’egoismo». Giuseppe Fioroni, deputato del Pd e in molte occasioni ascoltato inter­locutore dell’associazionismo cattolico, riflette sul­l’appuntamento di Todi a voce bassa. «Sono setti­mane nere. Le borse, l’economia, la politica... C’è preoccupazione, incertezza, ma il mondo cattolico prova a fare un passo avanti. A spedire da Todi un messaggio nuovo. Di speranza. E anche di unità. Pro­va a spiegare soprattutto a noi politici che anche die­tro le crisi più drammatiche si può cogliere l’oppor­tunità per un nuovo inizio, per un deciso cambio di passo». E voi politici? Dobbiamo ascoltare e capire. Con umiltà. E con la consapevolezza che negli ultimi vent’anni c’è stato u­na scollamento profondo tra il mondo cattolico e tan­ti politici che con troppa facilità si sono autodefiniti cattolici. Che significa essere politico cattolico?Essere capace di ascoltare la base, la par­rocchia, i movimenti. Non basta vivere, anche con coerenza, una fede individua­le. La sfida a cui siamo tutti chiamati è sa­per ritrovare una capacità d’ascolto. Basta questo? Mettiamoci tutti in discussione. Già è un passo in a­vanti. E poi guardiamo Todi da lontano. Senza pro­vare a tirare dalla nostra parte una pianta che ger­moglia. Senza tentare di strumentalizzare, di utiliz­zare, di banalizzare le straordinarie potenzialità che si agitano dietro questa novità. Potenzialità?A Todi si può davvero aprire una stagione nuova. Ma serve generosità da parte di tutti. Serve aprire le por­te. Serve un coinvolgimento più ampio possibile dei movimenti e delle associazioni. La partita in gioco non riguarda gli interessi dei singoli o di una parte po­litica; riguarda il nostro Paese che ha un disperato bi­sogno di una bussola di valori per uscire dalle sabbie mobili Paese vuol dire credenti e non? Esatto: credenti e non. Servono valori e obiettivi che possano essere condivisi. Che possano rigenerare speranze fiaccate. È un po’ come dopo la seconda grande guerra. Allora l’Italia venne ricostruita perché si creò un legame forte tra i valori e il desiderio di ri­nascita. Oggi i valori sono offuscati da egoismi e per­sonalismi, ma il momento della ripartenza può essere più vicino di quanto immaginiamo.
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