martedì 22 febbraio 2011
Nel giorno in cui la Camera avrebbe dovuto avviare l’esame del disegno di legge Calabrò (slittato alla prossima settimana per la discussione del milleproroghe) si moltiplicano le iniziative contrarie da parte dei «soliti noti». L’Idv si associa. Bersani, per ora, tace.
- Il diritto più prezioso di Francesco D'Agostino
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Hanno roteato le sciabole i soliti noti, da Rodotà a Saviano, da Marino a Vendola. Scatenando un’offensiva nel giorno in cui la Camera avrebbe dovuto cominciare l’esame del testo Calabrò sul "fine vita" (slittato per la precedenza al "Milleproroghe"). Al centro del mirino è soprattutto il Pd, spintonato perché alzi barricate parlamentari tali da affondare quel ddl. Mentre scatta la controffensiva dal centrodestra.La prima sciabolata è affidata al giurista Stefano Rodotà (dalle pagine di Repubblica): «Se questo testo fosse approvato, le persone vedrebbero gravemente limitati i propri diritti, sarebbero espropriate della possibilità di governare liberamente la propria vita» e «l’autodeterminazione sarebbe cancellata», si legge in un appello contro il ddl Calabrò firmato, tra gli altri, dallo stesso Rodotà e dall’ex-presidente della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky.Il secondo fendente piomba dalle mani, anzi dal video, di Roberto Saviano, "scrittore-icona" che due anni e mezzo fa ebbe il coraggio di descrivere come «calva» Eluana, quando i suoi capelli la donna li aveva non soltanto tutti, ma ancora nerissimi... «Sembra un ddl liberale ma non lo è, burocratizza e non va nella direzione della libera scelta», ha fatto sapere attraverso un videomessaggio proiettato ieri sera a Roma durante l’happening teatrale "Le ragioni del cuore - testamento biologico", con il senatore Ignazio Marino e Beppino Englaro (che avrebbero voluto inscenare il 9 febbraio scorso, nella prima "Giornata sugli stati vegetativi" e che hanno già recitato un paio di volte). Non soltanto, ma «la tragedia – insiste Saviano – è continuare a raccontare tale battaglia come una battaglia pro-morte». Invece «riguarda la costruzione della democrazia, è un passo verso la libertà perché un passo verso la scelta».La terza mossa è il sit in davanti Montecitorio, ieri. Associazione Coscioni e radicali in testa. «Ci auguriamo che il rinvio– annuncia Marco Cappato, radicale e segretario dell’associazione – possa trasformarsi in un’occasione per riflettere ulteriormente sul carattere violento e anticostituzionale della legge e per ascoltare l’opinione pubblica».Infine scende in campo il presidente di Sinistra ecologia libertà: «Con quel ddl – stando a Nichi Vendola – si vuole affermare una concezione autoritaria che richiama l’ambiguo concetto di Stato etico. C’è bisogno invece di una battaglia di civiltà per la vita». Purché "valga"?Per completare lo scenario, l’Idv promette di partecipare alle barricate e tutt’intorno infuriano polemiche sui cattolici nel Pd e nel Pdl. Ad esempio la vicepresidente dei senatori Pdl, Laura Bianconi, annota che «sul testamento biologico la linea del Pd sarà quella di Repubblica. Con buona pace di quei cattolici dell’opposizione che ancora una volta conteranno meno di zero». Replica di Giorgio Merlo, Pd: «I cattolici nel Pd non sono soprammobili o spettatori».Taglia corto il sottosegretario Eugenia Roccella: «La verità è che non si vuole affermare la libertà di scelta delle cure, ma si chiede l’eutanasia senza il coraggio di aprire un dibattito chiaro». Su un tema così delicato – precisa la Roccella – «è importante che il dibattito sia trasparente: il Pdl vuole una legge che applichi l’articolo 32 della Costituzione consentendo la libertà di cura» e «rispetti anche il divieto del suicidio assistito, senza aprire quindi a pratiche eutanasiche».
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