sabato 7 marzo 2009
Mediazione a più voci. Poi passo decisivo tra il vicepresidente dei senatori Pdl, Quagliariello e la capogruppo del Pd nella commissione Igiene e Sanità, Dorina Bianchi. Niente più ostruzionismo.
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Accordo politico raggiunto sulla spinosa questione del consenso informato, rispetto al quale il Pd aveva annunciato barricate (e ostruzionismo) sul fine vita. Dopo serrate trattative – a quanto Avvenire ha appreso da fonti ben informate – nella tarda serata si è arrivati di ieri a un’ipotesi condivisa, in base alla quale il relatore del ddl in discussione, Raffaele Calabrò, presenterà un punto autonomo da inserire nell’articolo 1, nel quale sia stabilito il principio. Messo, però, in modo che non possa avere ricadute d’indirizzo e, quindi, pesanti sul resto della legge. Un contributo alla chiarezza, questo, non un allargamento delle maglie, insomma. «Gli atti medici non possono prescindere dal consenso informato espresso nei termini di cui all’articolo 4 della presente legge, fermo il principio per cui nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, e con i limiti imposti dal rispetto della persona umana», il testo.Poche parole con un’esplicita citazione dell’articolo 32 della Costituzione. Un elemento che smentirebbe chi, all’interno dell’opposizione, indica la volontà di forzare la Carta e limitare la libertà di cura. Piuttosto c’è la volontà di armonizzare quel principio con il diritto alla vita sancito dall’articolo 2 della Costituzione. Insomma, «il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione non può mai risolversi nel sacrificio del diritto alla vita e del dovere costituzionale di solidarietà», spiega a commento del testo Nicolò Zanon, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano. Inoltre, aggiunge il costituzionalista, «il principio del consenso informato, o dell’autodeterminazione, non può, in nessun caso, estendersi fino a minacciare il mantenimento in vita dei soggetti più deboli, i quali non possano aspirare ad esprimere una reale ed attuale autodeterminazione».Risolutivo per superare l’impasse causata dall’irrigidimento del Pd sull’emendamento Finocchiaro è stato un incontro tra il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello e la capogruppo del Pd in commissione Igiene e sanità Dorina Bianchi. Due tra i protagonisti della riuscita mediazione che ha coinvolto anche Calabrò, Finocchiaro e il capogruppo del Pdl in commissione Michele Saccomanno. Superato lo scoglio, comunque non è che sia garantita l’ampia convergenze sull’intero testo legislativo. Un bel pezzo di muro, però, sembra caduto. Un viatico positivo in vista della votazione dei sub-emendamenti che inizierà martedì 10 in commissione.«Non rinunciamo alla filosofia di base del ddl», aveva dichiarato in giornata Calabrò. Dopo aver ribadito l’inadeguatezza dell’emendamento Finocchiaro, il relatore del provvedimento già aveva annunciato una disponibilità a limature e all’inserimento del principio nell’articolo 1. Anche se – ricordava il medico e parlamentare – il consenso informato è già ben espresso nell’articolo 4 e nello stesso articolo 1 da lui già riformulato al punto d), dove si parla di garanzia per il paziente di partecipare «all’identificazione informata e consapevole della cure mediche più appropriate», puntando sull’alleanza medico-paziente. Resta, poi, la netta posizione su idratazione e nutrizione: esclusa la messa in discussione del loro carattere di sostegni vitali. Un assunto che è «fuori discussione» ribadisce anche Luca Volontè (Udc), replicando a Massimo D’Alema che aveva parlato di «proposta mostruosa».A stemperare i toni del confronto era tornato ieri anche il presidente del Senato Renato Schifani, che si è detto fiducioso sulla possibilità di «misurare le proprie idee sui temi di coscienza», dato che nella discussione al momento non vede «un forte scontro». Un confronto «serio e senza pregiudizi» è stato auspicato anche dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.
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