mercoledì 16 febbraio 2011
Atteso per oggi il parere della commissione Giustizia, domani il via libera della Affari sociali. L’esame in Aula forse slitta al 28 febbraio. Plauso dei deputati Udc Binetti, Mantini, Scanderebech, Tassone: sosterremo il testo.
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Con il parere della commissione Affari costituzionali si avvicina l’arrivo in aula a Montecitorio del disegno di legge sul fine vita, il testo – approvato dal Senato nel marzo 2009 – che da tempo era fermo alla commissione Affari sociali della Camera. Soddisfazione per il parere e per la spinta verso la discussione dell’assemblea è stato espresso da alcuni deputati dell’Udc, mentre Barbara Pollastrini (Pd) continua a parlare di «testo irragionevole e autoritario». Il parere della commissione Giustizia è invece atteso per oggi: a quel punto domani la commissione Affari sociali dovrebbe pronunciarsi sui pareri ricevuti dalle altre commissioni e predisporre l’invio in aula del testo. La discussione dell’assemblea però potrebbe slittare di una settimana rispetto alla data prevista del 21 febbraio per un motivo tecnico: è in arrivo il decreto Milleproroghe, in scadenza a fine febbraio, che ha necessariamente la precedenza su altri provvedimenti. Ieri dunque è arrivato il parere favorevole della commissione Affari costituzionali al disegno di legge sul fine vita, condizionato da due richieste: esplicitare maggiormente cosa debba intendersi per eutanasia e sopprimere il carattere vincolante del parere del collegio medico. Si tratta di uno dei punti di novità introdotti alla commissione Affari sociali al disegno di legge uscito dal Senato (articolo 7): se c’è dissenso tra il medico e la persona ormai incapace di comunicare (la cui volontà precedentemente espressa viene sostenuta dal fiduciario), occorre rivolgersi a un collegio di tre medici il cui parere è vincolante per decidere il da farsi, salvo il fatto che il medico può sottrarsi personalmente dal compiere o non compiere atti che contrastino con la sua convinzione scientifica ed etica. La proposta di modifica di questo punto – quanto mai delicato – del disegno di legge, era già stata sostenuta dal relatore Domenico Di Virgilio (Pdl), che aveva annunciato di voler tornare, su questo particolare, al testo uscito dal Senato. Soddisfazione per il parere positivo della commissione Affari costituzionali è stato espresso dai deputati dell’Udc Paola Binetti, Pierluigi Mantini, Deodato Scanderebech e Mario Tassone, che in una nota sostengono che si tratta di «un parere importante a garanzia di una legge continuamente accusata di essere incostituzionale e nei confronti della quale si minacciano ricorsi fin dal primo momento in cui sarà approvata e diventerà esecutiva». «Il parere della commissione Affari costituzionali – sottolineano i parlamentari centristi – garantisce che l’esame è stato attento e approfondito, che le diverse interpretazioni sono state prese in considerazioni, ma che alla fine ha prevalso la convinzione che si tratti di un disegno di legge equilibrato in cui il valore della verità e della libertà, quella del paziente e quella del medico, hanno trovato un punto di equilibrio coerente con lo spirito della Costituzione. Per questo l’Udc ha votato in modo compatto a favore del parere e si prepara a sostenere il ddl anche in Aula». «Il cammino della legge, almeno nel prossimo dibattito d’Aula, dovrebbe a questo punto essere facilitato dalla rimozione di alcuni ostacoli che hanno il sapore del pregiudizio e a volte si configurano come una minaccia di incostituzionalità di una legge, che invece mostra di saper bilanciare alcuni valori che hanno la forza propria dei diritti umani garantiti dalla Dichiarazione universale, oltre che dalla nostra Costituzione e dai nostri Codici». Diametralmente opposto il parere di Barbara Pollastrini (Pd), che bolla come «irresponsabili» i parlamentari che hanno dato il via libera: «Hanno rifiutato di vedere le evidenti incostituzionalità di un testo irragionevole e autoritario». Anche secondo David Favia, capogruppo Idv in commissione Affari sociali, «il testo della maggioranza sul biotestamento è palesemente incostituzionale».
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