martedì 26 dicembre 2017
Giovedì 28 dicembre la conferenza stampa di fine anno del premier Gentiloni, lo stesso giorno Mattarella potrebbe emettere il decreto di scioglimento delle Camere. Il 4 marzo forse al voto
ANSA/Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

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Ultimi giorni per la XVII legislatura e conto alla rovescia per l'inizio della campagna elettorale.

Il 28 dicembre la conferenza stampa di fine anno di Gentiloni

Archiviata la manovra economica, approvata il 23 dicembre, giovedì 28 dicembre il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni terrà la tradizionale conferenza stampa di fine anno, che sarà l'occasione per fare un bilancio del suo anno di governo, ma anche dei precedenti esecutivi guidati dal Pd.

Sulla fine della legislatura pesa il destino della legge sulla cittadinanza, che sembra ormai segnato a meno di improbabili colpi di
scena. In assenza di segnali concreti dalla maggioranza del Parlamento sull'intenzione di voler davvero approvare la legge, la data del 28 per lo scioglimento resta la più plausibile. Del resto i segnali sulla Ius culturae sono arrivati, ma in senso opposto: nell'ultima seduta del Senato, il 23 dicembre scorso, è mancato il numero legale - assenti M5s, Lega, Forza Italia e anche parte del Pd - e l'esame è stato rinviato al prossimo 9 gennaio. Ma di fatto non ci sono grandi chance che si arrivi a quella data nonostante l'ultimo appello, rivolto a Mattarella, dal Movimento Italiani senza cittadinanza che ha chiesto con una lettera aperta di rinviare la conclusione della legislatura fino all'approvazione della legge sulla cittadinanza.

Il 28 o 29 lo scioglimento delle Camere

Ma le speranze che si riapra il dibattito sembrano flebili. Come sembra prevedibile, lo stesso giorno in cui Gentiloni parlerà agli italiani, o quello successivo, quindi il 28 o il 29, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe convocare al Quirinale i presidenti del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini ed emettere quindi il decreto di scioglimento delle Camere. Successivamente saranno convocate le elezioni, la cui data (presumibilmente il 4 marzo) sarà decisa dal governo con un decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, contestualmente all'indicazione della data della prima seduta del nuovo Parlamento, prevista secondo l'articolo 61 della Costituzione non oltre il 20esimo giorno dalle elezioni.

Con questo iter non sono previste le dimissioni del premier, che dovrebbe restare quindi in carica per gli affari correnti. Gentiloni ha più volte, nelle scorse settimane, indicato l'obiettivo di una "chiusura ordinata" della legislatura, che si concluderà quasi a scadenza naturale, prevista il 14 marzo.

Al voto forse il 4 marzo, prima seduta del nuovo Parlamento entro il 24

Se dunque si votasse il 4 marzo, la prima seduta dovrebbe essere entro il 24 marzo. Da quel momento si procede all'elezione dei due presidenti, che avvengono al Senato in quattro scrutini al massimo e alla Camera con votazioni ad oltranza fino a che un candidato non ottenga la maggioranza assoluta dei voti.


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