giovedì 10 agosto 2023
E Moody's vede conseguenze negative per il credito. Calenda: pagheranno i risparmiatori. Vertice dell'Abi
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Abi - Ansa

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Mentre i banchiere italiani riuniscono il vertice dell'Abi per valutare la nuova tassa sugli extraprofitti, la misura introdotta dal governo entra nel mirino di Moody's, una della maggiori agenzie di rating, e del Financial Times.
Il prelievo sugli extraprofitti bancari è finito in prima pagina sul quotidiano finanziario britannico che dedica al caso un lungo articolo intitolato "La Robin Hood tax danneggia la reputazione dell'Italia". Il giornale sottolinea come la tempesta scatenata dalla misura decisa dal governo "metta alla prova la capacità di Giorgia Meloni di afferrare la realtà del mercato". E aggiunge che "la gaffe del governo italiano ha inflitto un serio danno alla credibilità degli sforzi del primo ministro Giorgia Meloni di presentarsi come un'amministratrice responsabile dell'economia".

Un articolo molto critico, duqnue, che raccoglie anche le opinioni di analisti ed esperti italiani, e dove si ricorda anche come il governo di Roma sia stato sottoposto "al fuoco delle polemiche interne per i ritardi nell'attuazione del Pnrr e per l'inattesa contrazione del Pil nel secondo trimestre" e come la presidente del Consiglio abbia dovuto affrontare "critiche per la decisione di abbandonare la misura del reddito di cittadinanzà che era stata assunta per sostenere le fasce più deboli della cittadinanza".

Più tecnico l'approccio di Moody's che mette in luce le conseguenze negative della nuova misura per le banche: la nuova tassa sugli extra profitti "è credit negative" per il settore, scrivono gli analisti dell'agenzia. Secondo i calcoli su cinque banche che rappresentano oltre il 60% del margine di interesse del sistema bancario italiano a fine 2022 (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bper, Banco Bpm e Mps) "la nuova imposta ridurrà sensibilmente il loro reddito netto", con un peso di "circa il 15% dell'utile netto 2022 del sistema".

Inoltre l'imposta, aggiunge l'agenzia, va "ad aggiungersi a una serie di altri vincoli sulla redditività delle banche italiane, come la ridotta attività di prestito, l'aumento delle spese operative dovuto all'alta inflazione e il graduale aumento dei costi di finanziamento". Se la nuova imposta sarà applicata "aumenterebbe il carico fiscale totale delle banche, ridurrebbe i profitti a livello di sistema e ridurrebbe significativamente i benefici dell'aumento dei tassi di interesse per il settore".

Per la presidente di Banca Etica, Anna Fasano, la norma così come è concepita attualmente avrà effetti ben diversi da quello auspicato di favorire la giustizia sociale. "La tassa sugli extra-profitti delle banche, che colpisce le attività tipiche come l'erogazione del credito - ha osservato - rischia di provocare un ulteriore credit crunch, di rendere gli istituti più fragili, e colpisce in modo sproporzionato chi distribuisce dividendi e chi destina gli utili al rafforzamento patrimoniale per concedere più prestiti".

La polemica prosegue anche sul fonte politico. "Se tassi il margine delle banche sul differenziale dei tassi, le banche spostano il margine aumentando le commissioni. Alla fine pagano tutti i risparmiatori", accusa il leader di Azione Carlo Calenda, affermando che il prelievo "ottiene l'effetto opposto" di quello indicato. "Se c'è un problema con i mutui a tasso variabile, la soluzione era dare due anni in cui le persone potevano non ripagare la quota capitale, come è già stato fatto in anni passati con le crisi finanziarie. Se metti una tassa straordinaria hai due effetti: le banche prestano di meno e l'economia si ferma; gli investitori non si fidano più", ha aggiunto Calenda.

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