venerdì 14 ottobre 2011
Sono stati 617 i votanti, i no 301. Ancora una volta l'esecutivo si è dimostrato autosufficiente. Il premier: «Abbiamo sventato l'agguato che hanno tentato di portarci per non farci raggiungere il numero legale».
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 Alla fine il tabellone segna 316 sì: la maggioranza assoluta. Ma Silvio Berlusconi e i suoi, nonostante l'ottimismo professato in pubblico, hanno tribolato parecchio prima di tirare un grosso sospiro di sollievo. Le assenze dell'ultima ora (gli scajoliani Destro e Gava e il '"responsabile" Sardelli) e la tattica dell'opposizione, facevano temere che mancasse addirittura il numero legale. Poi, alla fine della prima chiama, l'ingresso dei Radicali in Aula e il ripensamento di Michele Pisacane, dato per assente fino all'ultimo, sembrano aver  fatto la differenza.Le cose si mettono male per il governo circa un'ora prima del voto di fiducia. Viene messa a verbale l'assenza degli '"scajoliani" Giustina Destro e Fabio Gava ("C'è bisogno di un grande cambiamento altrimenti questi casi si moltiplicheranno e andremo a sbattere", dice Claudio Scajola, che vota sì). Ma a sorpresa anche il '"responsabile" Luciano Sardelli, dopo un incontro con il segretario Udc Lorenzo Cesa, annuncia che non parteciperà al voto. Silvio Berlusconi gli parla, cerca di convincerlo, ma l'ex capogruppo responsabile è irremovibile.Intanto, l'opposizione annuncia che non si presenterà in Aula a votare fin quando la maggioranza non avrà dimostrato di avere il numero legale. Il che vuol dire che se al termine delle due chiame il governo non arrivasse a 315, il voto sarebbe nullo e il blocco dei lavori parlamentari sarebbe plateale. La tattica, concordata da Pd, Idv, Udc, Fli, Api, Mpa e Libdem, sembra a un certo punto in grado di far franare tutto. "Questa volta ci fregano", si sussurra tra i banchi della maggioranza. E il pressing sugli indecisi continua fino all'ultimo: a Montecitorio non si vede Michele Pisacane e Antonio Milo viene dato per indeciso. In forse anche Pippo Gianni. Ma Milo e Gianni rispondono alla prima chiama, portando la maggioranza (assenti Alfonso Papa, in carcere, e Pietro Franzoso, in ospedale) a 315.Un vero e proprio caso lo scatenano invece i cinque Radicali, indecisi se entrare in Aula. Quando, verso la fine della prima chiama, spuntano nell'emiciclo, l'opposizione si rende conto che la sua tattica è fallita. Per il disappunto di Rosy Bindi che sbotta ("gli stronzi sono stronzi..."). Alla seconda chiama arriva in Transatlantico anche il deputato "responsabile" Michele Pisacane: la maggioranza è a 316, l'opposizione si ferma a 301 (mancano Buonfiglio e Tremaglia di Fli, Mannino e Versace del Misto, Lo Monte dell'Mpa e la radicale Zamparutti)."Siamo a quota 316 perché da 318 che eravamo, con 2 dei nostri impediti a venire (Papa e Franzoso, ndr), siamo a 316", esulta il presidente del Consiglio Berlusconi, che parla di una "figuraccia dell'opposizione che ha sbagliato i suoi calcoli mettendo in atto i vecchi trucchi del più bieco parlamentarismo". Il premier nel pomeriggio sarà al Quirinale, subito dopo una riunione del Consiglio dei ministri.Intanto, dall'opposizione Pier Luigi Bersani (Pd) afferma: "Il governo morirà di fiducia". E Pier Ferdinando Casini (Udc) parla di una "vittoria di Pirro" e dice che "il voto è vicino".
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