sabato 30 aprile 2011
Un appello alla consapevolezza delle sfide che attendono il nostro Paese sul fronte del risanamento del deficit e per creare le condizioni per un aumento dell'occupazione, soprattutto giovanile. Così Napolitano ha celebrato sabato la Festa del lavoro al Quirinale. Poi una stoccata: sembra che i miei appelli siano accolti quasi con fastidio o "ipocrisia istituzionale". 
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È stato un omaggio all'articolo 1 della Costituzione la cerimonia per la celebrazione ufficiale della Festa del Lavoro al Quirinale. Dopo la relazione di Giuliano Amato, che ha spiegato il senso dell'affermazione che "la Repubblica è fondata sul lavoro" e la conclusione che tale affermazione sia quanto mai attuale, il presidente della Repubblica Napolitano ha detto che "lo sviluppo economico e la sua qualità sociale, la stessa tenuta civile e democratica del nostro paese passano attraverso un deciso elevamento dei tassi di attività e di occupazione, un accresciuto impegno per la formazione e la salvaguardia del capitale umano, un'ulteriore valorizzazione del lavoro, in tutti i sensi".Giorgio Napolitano ha poi lanciato un ennesimo appello alla consapevolezza delle dure sfide che ci attendono, per il pareggio del bilancio del 2014 e per  creare le condizioni della ripresa economica e dell'occupazione. Nel farlo, al Quirinale, celebrando la Festa del lavoro, ha lamentato che i suoi appelli siano accolti quasi con fastidio o "ipocrisia istituzionale". "Sembra quasi, talvolta - aggiunge il presidente della Repubblica - che l'accogliere oppure no, il far propri sinceramente oppure no quei miei richiami, o comunque si vogliano definirli, sia una questione di galateo istituzionale o un esercizio di ipocrisia istituzionale. Ma è ai fatti e alle conseguenti responsabilità che sempre meno si potrà sfuggire senza mettere a repentaglio quel qualcosa di più grande che ci unisce, quel comune interesse nazionale che non è un ingannevole simulacro, e senza finire per pagare prezzi pesanti in termini di consenso". "Indubbiamente allarmano i dati relativi ai giovani tra 15 e 29 anni. Il dato dei quasi due milioni di giovani fuori da ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento. Quest'area, definita con l'acronimo Neet, è composta di circa 700.000 disoccupati e in misura quasi doppia di inattivi", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Emerge una "condizione di forte disagio e incertezza per larghi strati di giovani - ha aggiunto - e in questa condizione si riflettono evidentemente debolezze non recenti del nostro complessivo processo di crescita", debolezze misurate dai dati del Pil che in Italia, tra il 2000 e il 2007, è aumentato del 7%, pari a meno della metà del decennio precedente, mentre nello stesso periodo nell'area dell'Euro il pil è cresciuto di circa il doppio. Se si vogliono aprire nuove prospettive di occupazione in tutto il Paese - è la conclusione di Giorgio Napolitano - è dunque imperativo riuscire a intervenire sulle cause strutturali di ritardo della nostra economia".
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