mercoledì 16 febbraio 2011
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Pillole miracolose per ogni malattia o disfunzione, unguenti capaci di far perdere sette chili in sette giorni e cosmetici medicali low cost, tutto acquistabile in forma anonima con un semplice click comodamente da casa. Il cyberspazio offre una farmacia senza confini che ha già raggiunto 8 milioni di clienti (il 19% degli utenti internet) e un giro d’affari di 70 miliardi l’anno, ma il 50% dei medicinali acquistati sul web è contraffatto. Quando va bene, cioè, è banalmente inefficace, in molti casi però può essere addirittura veleno. A lanciare l’allarme sono i risultati dell’indagine della commissione salute al Senato che ha fatto anche il punto sulla normativa italiana ed europea. Comprare farmaci online è pericoloso ed illegale. Eppure un italiano su tre è favorevole all’acquisto delle compresse nel mondo virtuale; il cliente tipo si fa sempre più over 65, anche se il 19% della platea resta composta da giovani e giovanissimi. Si sceglie internet per privacy, per acquistare senza ricetta o per risparmiare; molti italiani, 4 su dieci, tuttavia ignorano che sia vietato. Il 34%, poi, crede si possano comprare sul web solo farmaci senza obbligo di ricetta, il 6% è convinto sia permesso dalla regole e solo il 19% sa che è fuorilegge. Anche se in Italia appena lo 0,1% dei medicinali sfugge ai canali legali di vendita (contro l’1% della media Ue), educazione a scuola e sensibilizzazione su larga scala restano comunque le principali soluzioni per un mercato difficilmente arginabile nella globalità della rete. I controlli, difatti, riescono a coprire in media il 15% delle spedizioni di e-commerce, cioè circa 5 milioni e mezzo di pacchi che varcano le dogane del nostro Paese.  L’illegalità farmaceutica si sta diffondendo ed è sempre più organizzata, insomma. Se infatti tra il 2005 e il 2008 i farmaci contraffatti sequestrati sono stati 136mila, nel biennio 2009-2010 hanno segnato quota un milione e mezzo; nei primi due mesi del 2011, inoltre, sono già state ritirate dal mercato 160mila tra fiale e pasticche provenienti per lo più da Cina, India e Taiwan. A cambiare però è la metodologia di vendita: non più hacker esperti o imprenditori senza scrupoli, ma insospettabili, impiegati comuni che, per arrotondare lo stipendio, comprano prodotti online e poi li rivendono ad amici e conoscenti, riuscendo a guadagnare fino a 6mila euro al mese. Le truffe inoltre sono dietro l’angolo, visto che nel 59% dei casi i farmaci pagati via internet non arrivano a domicilio e del restante 41% che giunge sull’uscio di casa appena il 5% è un medicinale autentico; il 74% in realtà è una copia nociva e il 21% è contraffatto. Quello della vendita web delle medicine, ha sottolineato il ministro della Salute Ferruccio Fazio, «è un problema sul quale non si può essere latitanti perché i rischi per le persone sono altissimi; chi compra è convinto che quel farmaco sia efficace quando invece può essere inutile o, peggio, pericoloso». L’Europa sta affrontando il tema delle cyber-farmacie, ha concluso Fazio, e per evitare future imposizioni «bisognerebbe aprire un dibattito con la categoria dei farmacisti e trovare una soluzione condivisa».
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