giovedì 9 maggio 2019
Oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso ai medicinali essenziali. Ma i prezzi eccessivi penalizzano anche chi vive nei Paesi più ricchi. Appello di Oxfam e Action al governo italiano
Un bimbo malato in Nigeria (Abbie Trayler-Smith / Oxfam)

Un bimbo malato in Nigeria (Abbie Trayler-Smith / Oxfam)

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Farmaci, la grande ingiustizia. Ancora oggi nel mondo oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso ai farmaci essenziali. Un fattore di disuguaglianza misurabile con un parametro terribile: il numero di vittime che, con poco, potrebbero essere salvate.

Solo nel 2017, oltre 3 milioni di bambini e bambine sotto i 15 anni sono morti principalmente per la mancanza di accesso a farmaci di base e vaccini. L'ennesimo appello a fare qualcosa arriva da Oxfam e Action, che oggi hanno organizzato a Roma un incontro sul tema con anche presenti, tra gli altri, il Ministro della Sanità Giulia Grillo, il Direttore Generale del dipartimento per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri Giorgio Marrapodi, il Direttore Generale di AIFA Luca Li Bassi e la responsabile delle relazioni esterne del Fondo Globale per la lotta a HIV, tubercolosi e malaria, Françoise Vanni.

L’insostenibile costo dei farmaci determina la caduta in povertà di 100 milioni di persone ogni anno
La possibilità di accedere alle cure, ai farmaci, ai vaccini e alle tecnologie sanitarie è riservata solo a chi se lo può permettere. L’impatto del prezzo dei farmaci è infatti enorme sia per i singoli, che per gli stati dove esiste un sistema sanitario nazionale. Se buona parte della popolazione mondiale non ha ancora accesso ai farmaci essenziali, secondo le stime della Banca Mondiale, 800 milioni di persone ogni anno spendono almeno il 10% del bilancio familiare per spese sanitarie, mentre per circa 100 milioni di persone queste spese sono così elevate da farle piombare in una condizione di povertà estrema ogni anno. Un costo sempre più insostenibile, anche per i sistemi sanitari nazionali, soprattutto per i farmaci più innovativi, con la conseguenza che spesso in molti non riescono ad accedere alle cure.

Particolarmente grave l’impatto nei paesi in via di sviluppo: in Sud Africa, ad esempio, per patologie come il cancro al seno, perdono la vita 3mila donne ogni anno, perché il costo del trattamento è troppo elevato per le casse dello Stato: circa 38 mila dollari per un ciclo di 12 mesi di Herceptin, 5 volte il reddito medio del paese.

Anche in Italia e in altri in Paesi ad alto reddito le conseguenze sono sempre più negative per l’accesso dei cittadini alle cure. Basti pensare ai costi del trattamento dell’Epatite C. A fronte del di 1 milione 600 mila casi cronici riscontrati nel 2016 nel nostro Paese, ad inizio 2017 solo 70mila casi erano stati trattati con i farmaci più efficaci introdotti nel 2013. Una situazione che ha costretto l’Italia a contrattare il prezzo dei farmaci con le aziende produttrici, per raggiungere un costo sostenibile per la casse pubbliche, che potesse garantire le cure ad un maggior numero di pazienti. Un caso “risolto”, ma che si sta ripetendo e potrebbe ripetersi con altri farmaci essenziali in Italia e in altri paesi europei.

Intanto il “costo” effettivo rimane ad oggi in molti casi stimato per le clausole di riservatezza introdotte nei contratti di acquisto dei farmaci. In Italia oggi 1.800 farmaci sono “secretati”: quasi il 60% di quelli ospedalieri o distribuiti dalle farmacie ospedaliere o private, inclusi i farmaci più innovativi per la lotta al cancro. Insomma non è possibile fare chiarezza sul costo reale.

Di qui un appello al governo: l’Italia non torni indietro su accesso universale alla salute e trasparenza dei costi dei farmaci. Casi come quello affrontati dall’Italia per il trattamento dell’Epatite C, dimostrano la necessità di arrivare ad una maggiore trasparenza nella definizione dei prezzi dei farmaci. Il forum di Roma arriva infatti alla vigilia della discussione (tra il 20 e il 29 maggio), tra i paesi che compongono l’assemblea dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), sulla proposta di risoluzione presentata dall’Italia, con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai farmaci essenziali a livello globale.

È inoltre opportuno investire nel Fondo globale di lotta contro Aids, TBC e malaria. Permettere ai paesi di accedere a farmaci a prezzi accessibili e altri prodotti sanitari è una componente fondamentale anche nella lotta contro Aids, tubercolosi e malaria. Quasi la metà degli investimenti del Fondo globale nei programmi sanitari viene utilizzata su questo. A febbraio, Il Fondo globale ha annunciato la necessità di un finanziamento minimo di 14 miliardi di dollari per i prossimi 3 anni, necessari a salvare 16 milioni di vite entro il 2023, a dimezzare il tasso di mortalità dovuto a Hiv, tubercolosi e malaria, e rafforzare i sistemi sanitari nei Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo di rifinanziamento, a cui i Paesi donatori dovranno rispondere nella conferenza di ricostituzione del Fondo ad ottobre 2019, giunge però in un momento critico. Nonostante l’impegno a sconfiggere queste malattie entro il 2030, dopo anni di passi avanti, la mancanza di fondi e l’aumento della resistenza a insetticidi e farmaci, hanno rallentato i progressi e causato un riacutizzarsi delle epidemie.

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