martedì 29 marzo 2016
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«Se venisse confermato il transito in Italia di Salah Abdeslam e Bakraoui, sarebbe l’ennesima riprova dell’urgenza dell’introduzione del Passenger name record, il registro dei passeggeri dei voli aerei. Uno strumento per monitorare in tempo reale, e non come adesso a mesi di distanza, gli spostamenti in aereo di persone sui quali esistano sospetti di radicalismo». Il deputato di Scelta civica Stefano Dambruoso, già magistrato nelle prime inchieste sul terrorismo qaedista, resta convinto che la rete di controlli preventivi vada infittita subito: «Sono anni che si discute del Pnr, forse per gli indugi di chi temeva un’eccessiva compressione del diritto alla privacy dei viaggiatori. Pare che la direttiva passerà ad aprile, speriamo che i 28 Stati Ue la recepiscano in fretta». Le opposizioni attaccano governo e intelligence, sostenendo che l’Italia sia un Paese «colabrodo». Cosa ne pensa? Su vicende che hanno provocato 35 morti e decine di feriti gravi, sarebbe meglio evitare lo sciacallaggio politico. A cosa serve fare congetture, in maniera superficiale, cercando presunte responsabilità in Italia rispetto a dinamiche così complesse. Senza il Pnr, come si può monitorare persone con passaporto europeo valido, che si spostano legittimamente attraverso diversi Paesi? Ora partiranno verifiche su eventuali basisti in Italia? Ritengo che tali verifiche siano già in atto. In passato, ogni volta che le trame del terrorismo internazionale hanno toccato l’Italia, i nostri apparati di sicurezza sono stati tempestivi: nel 2005 la fuga in mezza Europa di Osman Hussain, il quarto attentatore del 21 luglio a Londra, venne fermata a Roma dalla Polizia, che lo catturò a casa del fratello; e l’egiziano ritenuto dagli inquirenti di Madrid fra le menti delle bombe del 2004 è stato anche processato e condannato a Milano. Credo che vada alzata l’attenzione sul corridoio dei Balcani, usato dai jihadisti dai tempi del conflitto in ex Yugoslavia. Nessuno lo ricorda, ma a metà degli anni Novanta sarebbe transitato per l’Italia, da quel versante, l’allora numero due di al Qaeda Ayman al Zawahiri... Finora l’Italia fungeva da base logistica. Le ripetute minacce del Daesh cambiano il quadro? Difficile dirlo. Disponiamo di leggi efficaci per prevenire e reprimere gli estremisti, ora serve un’azione che faciliti il dialogo interculturale per evitare che si diffonda il radicalismo già presente in altri Stati Ue. Lei e il deputato del Pd Manciulli avete presentato una legge in proposito... Sì. Speriamo che la Camera la esamini presto. Vincenzo R. Spagnolo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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