mercoledì 29 marzo 2023
Zuppi, presidente della Cei: «Un cazzotto nello stomaco. Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza». Appare necessario anche ripensare l'istruzione per dare un futuro ai giovani
Il cardinale Matteo Zuppi alla presentazione del primo 'Rapporto Disuguaglianze’ della Fondazione Cariplo

Il cardinale Matteo Zuppi alla presentazione del primo 'Rapporto Disuguaglianze’ della Fondazione Cariplo - Fotogramma

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“Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze” non è un mestiere semplice. L’ascensore sociale da decenni si è inceppato e per i giovani di oggi è difficile modificare in maniera consistente la propria situazione economica e culturale di partenza. La Fondazione Cariplo ha presentato ieri a Milano il suo primo rapporto sulle diseguaglianze, dedicato all’istruzione.

Il punto di partenza del rapporto è la nuova ondata di povertà innescata dalla pandemia. Nel 2021 erano due milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta, più del doppio rispetto al 2005. Dal 1980 ad oggi la società si è polarizzata. Il percorso di istruzione obbligatoria non è in grado di sostenere gli studenti più svantaggiati. Le fragilità si propagano e si sommano: esiste una compresenza tra diverse forme di esclusione e di povertà. Chi ha un maggiore livello di studio ha condizioni di salute generale migliori.

In Italia solo l’8% dei giovani con genitori senza un titolo di studio superiore riesce a laurearsi (22% la media Ocse).

La seconda parte della ricerca ha messo in relazione le diseguaglianze di partenza con le aspettative dei giovani. Il territorio di Milano ha fatto da “incubatore” per un’analisi sul campo. Sono stati intervistati gli adolescenti di un liceo classico del centro e di un istituto di formazione professionale in periferia. I primi hanno mostrato maggiore fiducia negli altri e in se stessi, i secondo maggiore determinazione. Il 55% dei liceali pensano di andare all’estero per studiare o lavorare rispetto ad un 29% degli altri studenti.
Tra i temi chiave emersi la necessità di una risposta che chiami in gioco tutti gli attori, “sinodale” l’ha definito il presidente della Cei Matteo Zuppi.

Il rapporto è «un cazzotto nello stomaco» ha esordito Zuppi nel suo intervento. «La povertà è aumentata: dobbiamo domandarci perché è successo? Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza, non abbiamo sentito il grido di dolore chi sta indietro di noi, non abbiamo fatto abbastanza o abbiamo fatto cose che non servono. La pandemia ci ha fatto aprire gli occhi e ci ha spinto verso una dimensione sinodale, tutte le istituzioni devono lavorare insieme».

L’ascensore sociale non è rotto da poco, ha sottolineato Zuppi. «La povertà diventa un destino, come si evince anche dal rapporto Caritas: una volta non era così». Il presidente dei vescovi ha citato l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, ricordando «i sogni di libertà e uguaglianza giustizia e fraternità» e l’articolo tre della costituzione che impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli allo sviluppo della persona. «Oggi non è il merito che crea le possibilità ma il punto di partenza. Vorrei fare una campagna pubblicitaria per le scuole professionali che devono diventare di serie A. In Europa abbiamo bisogno di manodopera ma non la facciamo arrivare e questo non va bene. Quella dei minori non accompagnati è la diseguaglianza peggiore, perché sono tanti e con difficoltà riusciamo a dare loro delle possibilità».

Il presidente della Fondazione Cariplo Giovanni Fosti ha sottolineato che per «scardinare la dinamica dove chi ha poche opportunità è destinato ad averne sempre meno non possiamo attendere che siano proprio queste persone a prendere l’iniziativa, ma dobbiamo deliberatamente e tenacemente “andare a cercarle”».

La società oggi è molto più diseguale e più instabile. L’andamento scolastico dei ragazzi dipende in maniera diretta dal livello di istruzione e ricchezza dei genitori ha rimarcato Gian Paolo Barbetta della Fondazione Giordano dell’Amore: «Chi parte male nelle prime classi elementari resterà così e questo è emerso incrociando i test Invalsi della seconda elementare con quelli della terza media degli stessi ragazzi». Per Carlo Messina, ad di Intesa San Paolo occorre intervenire per arginare il fenomeno dei Neet, tre milioni di giovani che non studiano e non lavoro, e dell’inattività al femminile con ben sette milioni di donne che non hanno un lavoro.




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