venerdì 21 febbraio 2014
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Renato Mannheimer, presidente dell'istituto di sondaggi Ispo, sarebbe l'"ideatore e beneficiario dell'attività fraudolenta, nonché gestore di fatto" con il consulente Francesco Mario Merlo "delle società 'filtro' e 'cartiere'". È quanto sostiene il pubblico ministero Adriano Scudieri nell'avviso di conclusione delle indagini notificato al sondaggista e ad altre nove persone in relazione a una presunta frode fiscale da circa dieci milioni di euro. Mannheimer è accusato di essere il promotore di un'associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nella sua qualità di amministratore e legale rappresentante, dal 29.07.2010 al 23.05.2013, della Ispo Ricerche srl e come responsabile di altre società.Secondo il pm avrebbe inotre beneficiato "dell'attività fraudolenta, posta in essere attraverso il consulente e commercialista Francesco Mario Merlo, e, altresì, mediante le società 'filtro'" e le "società 'cartiere' tunisine 'Euromed Consulting sarl', 'Ardi Research sarl', 'Wordlogic sarl', 'M.C.G. sarl'". Inoltre Mannheimer si sarebbe servito "al fine di evadere le imposte sui redditi e sull'Iva, nelle dichiarazioni fiscali societarie per gli anni dal 2004 al 2010" di fatture 'per operazioni inesistenti utilizzate dalle società effettivamente operative da lui amministrate, emesse dalle società 'filtro'" e di "fatture per operazioni inesistenti utilizzate dalle società 'filtro' da lui di fatto amministrate, emesse dalle società 'cartiere' tunisine". Il sondaggista avrebbe trasferito "il provento dell'evasione alle società 'cartiere' tunisine per poi veicolare l'illecito profitto su conti a lui riconducibili radicati in Svizzera, in Antigua e Lussemburgo".Merlo, invece, si sarebbe mosso "come fiduciario" del sondaggista, "incaricato della movimentazione del denaro frutto dell'attività illecita verso l'estero, realizzata attraverso il pagamento delle fatture per le operazioni inesistenti dalle società operative alle società filtro e da queste alle società 'cartiere' tunisine per poi far confluire il denaro su conti correnti radicati in Svizzera, in Antigua e Lussemburgo, riconducibili al medesimo Mannheimer".Nell'ambito del sistema di frode contestato sarebbero state emesse, scrive il pm, "fatture per operazioni inesistenti in relazione ad attività di ricerca sondaggistica in favore delle società realmente operative riconducibili a Mannheimer". Un tunisino, invece, Hedi Kamoun, "referente per la Tunisia" del presidente dell'Ispo, secondo l'accusa avrebbe ricevuto "sui conti correnti tunisini il provento dell'attività illecita per poi veicolarlo, trattenuta la percentuale del 5%, su conti correnti radicati in Svizzera e in Antigua, riconducibili al medesimo Mannheimer".
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