mercoledì 22 luglio 2009
A dicembre saranno processati per disastro doloso il magnate svizzero Schmidheiny e il barone belga De Cartier De Marchienne, responsabili degli stabilimenti in Italia.
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Sono stati rinviati a giudizio i due imputati dell'inchiesta sui malati e morti d'amianto (quasi 3.000 casi) alla Eternit Italia. A dicembre saranno processati a Torino, per disastro doloso e rimozione volontaria di cautele, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Loui De Cartier De Marchienne. La decisione, letta dal gup Cristina Palmesino, è stata accolta nella maxi aula 1 del tribunale di Torino da un applauso. La prima udienza del processo è stata fissata per il 10 dicembre 2009. La commozione degli abitanti di Casale Monferrato. Un breve applauso, subito smorzato dall'intervento del giudice; quindi, nei corridoi, sorrisi, commozione e lacrime. Così i circa 140 abitanti di Casale Monferrato (Alessandria) presenti nella maxi aula del Palazzo di Giustizia di Torino, tutti con il loro adesivo giallo ("giustizia") bene in vista sui vestiti, hanno accolto il rinvio a giudizio dei due indagati nell'inchiesta sull'Eternit. A Casale, dove la multinazionale elvetica aveva uno dei suoi stabilimenti più importanti, il problema dell'esposizione all'amianto è particolarmente avvertito: i morti conteggiati nel capo d'accusa sono più di 1.350. "Da noi - dice un residente, Tommaso A. - si ammalano quattro persone al mese, e ne muoiono quaranta all'anno. È come se un terremoto qualsiasi facesse crollare ogni volta un condominio". Con gli occhi lucidi si presenta Bruno Pesce, coordinatore dell'associazione familiari delle vittime: "È una grande pagina di giustizia. Lo sappiamo, gli scogli più grossi devono ancora arrivare. Ma questa è una tappa importante". Pietro C., 63 anni, racconta di quando lavorava all'Eternit: "Scaricavano l'amianto blu, il più pericoloso. Di trenta che erano con me, siamo sopravvissuti in due. E adesso quella gente là (gli imputati) deve andare in galera". Le critiche della difesa: «Processo aalla storia, non agli uomini». "L'amianto nel mondo è un pezzo della storia industriale e non solo. Si cerca di fare un processo alla storia attraverso un processo agli uomini: ma i processi alla storia non si fanno nella aule di giustizia". È questo invece il commento dell'avvocato Astolfo Di Amato, difensore di Stephan Ernst Schmideiney, al termine dell'udienza preliminare. "Si deve fare un processo a Schmideiney per quello che ha fatto o non ha fatto - ha aggiunto il legale - non ha senso fare un processo per la responsabilità sociale. Noi - ha detto ancora Di Amato - siamo conviniti dell'innocenza, non dobbiamo ricorrere a trucchi. La nostra strategia non cambia". "Questo è solo un passaggio processuale - ha spiegato Guido Carlo Alleva, anch'egli avvocato della difesa -. Rispetto Guariniello e le sue opinioni, ma un processo è un processo, e non va caricato di significati extragiuridici o metagiuridici".
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