mercoledì 13 dicembre 2017
La Cassazione è chiamata a decidere sul frazionamento del processo in quattro filoni e sul derubricamento del reato a omicidio colposo decisi dal Gup di Torino
Attesa per la sentenza. «Ma qui si continua a morire»
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Ore di estenuante attesa per i familiari delle vittime da amianto. Deve ancora arrivare, infatti, la decisione della Corte di Cassazione sul ricorso per il processo Eternit bis. Il Gup torinese aveva frazionato il procedimento giudiziario per le morti da amianto in quattro differenti tronconi in diversi tribunali (a Torino, a Vercelli, a Napoli e a Reggio Emilia), e aveva derubricato il capo di accusa a carico dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny da omicidio volontario a colposo.

Il ricorso alla Suprema Corte potrebbe rimettere tutto in discussione, come auspicano i familiari delle vittime. Di altro parere, invece, il Pg della Cassazione che ieri ha chiesto alla Corte la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, facendo riferimento ad errori nella redazione tecnica. «Ritengo invece – spiega Ezio Bonanni, legale di parte civile nel procedimento e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto – che i magistrati della pubblica accusa abbiamo centrato l’argomento e in particolare i profili di illegittimità della sentenza del Gup di Torino che ha modificato il fatto dell’imputazione da omicidio volontario a colposo. Naturalmente sarà ora la Cassazione a pronunciarsi con una sentenza che resterà comunque storica. In qualità di avvocato di parte civile ho insistito perché i ricorsi siano accolti e il processo riprenda il suo corso con l’accusa di omicidio volontario».

Profondo rammarico per la posizione del Pg è stato subito espresso dai familiari delle vittime, dal sindaco di Casale Monferrato, Titti Palazzetti, e anche dal parroco del quartiere in cui si trovava lo stabilimento: «Non c’è famiglia a Casale – commenta don Marco Pivetta – che non abbia perso una persona cara per colpa dell’Eternit. Ora si pensi almeno al futuro dei figli». L’emergenza, infatti, non è ancora finita e il mesotelioma continua a mietere vittime: «Qui si continua a morire».

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