sabato 11 marzo 2023
Si allarga il novero degli esposti sul naufragio a Steccato di Cutro. E si apre la possibilità che del caso possa occuparsi pure il Tribunale dei ministri
Il tracciato della barca dei migranti prima del naufragio

Il tracciato della barca dei migranti prima del naufragio

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Si allarga il novero degli esposti sul naufragio a Steccato di Cutro. E si apre la possibilità che del caso possa occuparsi pure il Tribunale dei ministri. Da venerdì infatti, come Avvenire ha anticipato, un alto magistrato in quiescenza, Rosario Russo, già sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, ha presentato davanti ai carabinieri della Legione Lombardia un esposto di 6 pagine indirizzato al "procuratore della Repubblica di Catanzaro", Nicola Gratteri.

I dubbi sulla gestione dei soccorsi

Nell'atto, Russo chiede alla procura distrettuale calabrese di dissipare i dubbi sulla condotta della catena di comando dei soccorsi, che vede al vertice politico i ministri dei Trasporti Matteo Salvini e dell’Interno Matteo Piantedosi, alla luce dell’articolo 96 della Carta e della legge costituzionale del 1989 (che regolano la competenza del tribunale dei ministri su reati compiuti durante l’esercizio delle funzioni ministeriali).

L'esposto muove alcune considerazioni a partire dall'informativa in Senato pronunciata il 7 marzo dal ministro Piantedosi, di cui cita ampi stralci. Dalle parole del titolare del Viminale, considera Russo, "sembra potersi abdurre che tutte le autorità competenti erano state avvertite", perlomeno dopo la segnalazione dell'aereo di Frontex delle 23.03 di sabato 25 febbraio.

Inoltre, argomenta l'alto magistrato in pensione, le competenti autorità ben conoscevano il «fenomeno dei cosiddetti sbarchi autonomi, ovvero di quelle imbarcazioni, spesso di minime dimensioni, che giungono sulle nostre coste senza essere intercettate». Pertanto le stesse autorità probabilmente "avevano la possibilità di dedurre agevolmente che l’imbarcazione fotografata per tempo dall’areo Frontex stava tentando esattamente uno dei predetti, niente affatto rari, «sbarchi autonomi», non potendosi altrimenti spiegare la «risposta termica dei sensori di bordo e quindi la possibile presenza di persone sottocoperta».

Ancora, Russo osserva come "fa parte del comune patrimonio investigativo che gli scafisti impediscano non solo il rilevamento visivo nel modo anzidetto, ma anche, e a fortiori, l’invio di allarmi telefonici". Ragion per cui "l’intervento propriamente salvifico della Guardia Costiera (dipendente dal Ministro delle infrastrutture) ragionevolmente si attiva ogni qual volta si presenti – ovvero sia sospettata - una situazione di pericolo in mare, ancorché non espressamente denunciata".

Gli interrogativi aperti

Attesa la drammaticità dell’evento, Russo segnala alla procura alcuni interrogativi aperti, osservando tra l'altro che non è dato comprendere: perché la «rete radar costiera», le cui rilevazioni vengono subito diramate a tutte le amministrazioni competenti, è stata consultata dalla Guardia di Finanza soltanto alle ore 3,50? E perché l’Autorità marittima e la Guardia Costiera, sebbene avvertite a più riprese da Frontex e dalla Guardia di Finanza, sono rimaste silenti e inerti, pur essendo probabilmente in grado di ovviare "all’acclarata impotenza della Gdf" stessa in ragione delle criticità meteorologiche? Il che a maggior ragione allarma - ragiona Russo - se, come rileva lo stesso ministro Piantedosi, «le attività di law enforcement e di polizia, che fanno capo al ministro dell'interno, e quelle di soccorso in mare, che competono al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, esigono la cooperazione e la sinergia tutte le volte che i contesti operativi concreti lo richiedono e in primis quando si tratta di salvaguardare l'incolumità delle persone», con centri di coordinamento, che operano e si interfacciano ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette.

Sarà la procura catanzarese a valutare

"Cooperazione? Sinergia? Centri di coordinamento?" L'esposto di Russo termina con questi interrogativi. Ora spetterà al procuratore capo di Catanzaro Gratteri valutarlo, decidere se nei fatti segnalati si ravvisi omissione di soccorso o altre ipotesi di reati e avviare o meno la procedura che potrebbe portare a mettere sotto inchiesta i vertici dei due ministeri.

I fascicoli e le inchieste già aperte

Sul caso si contano per ora la duplice inchiesta parallela aperta dalla procura di Crotone per omicidio colposo, a carico di 4 presunti scafisti, e sul funzionamento della macchina dei soccorsi (senza indagati) e alri due esposti: uno presentato da un gruppo di parlamentari di Avs davanti alla Procura di Roma, che lo sta valutando; un altro presentato alla procura di Crotone da 40 enti, ong e associazioni impegnate nei salvataggi e nel sostegno ai migranti, per chiedere di essere ammesse come parti civili in un eventuale processo.

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